Viaggio missionario dei diaconi in Etiopia

Riportiamo la bella testimonianza del viaggio missionario in Etiopia vissuto dai due diaconi del nostro Seminario maggiore che saranno ordinati presbiteri il 19 maggio prossimo. 

Nel cammino di formazione del seminarista è previsto che viva un’esperienza particolare legata alla figura e alla forma del prete diocesano, così l’anno del diaconato è caratterizzato da un viaggio missionario. Quest’anno, infatti, io e Damiano abbiamo vissuto l’esperienza della missione in Etiopia, una delle quattro missioni diocesane dove sono presenti i preti e laici fidei donum della nostra Diocesi.

Partiti a metà gennaio abbiamo raggiunto la terra africana e dopo un viaggio di 450 km verso il Centro Pastorale di Adaba, nella prefettura apostolica di Robe, ci hanno accolto don Nicola De Guio, don Stefano Ferraretto e Ilaria Scocco. Fin da subito abbiamo colto le differenze sociali e culturali del paese. Un esempio semplice sono le automobili e i mezzi di trasporto, oppure le case, le strade; nei vari paesi solo quella principale è asfaltata. La differenza principale è stata la percezione del tempo, perché fin da subito i missionari ci hanno detto che se in Europa e nell’Occidente “il tempo è denaro”, in Etiopia e nel continente africano “il tempo è vita”. Lì non c’è la frenesia delle scadenze o del conto alla rovescia, ma si vive il tempo come un dono. Abbiamo conosciuto poi la realtà della missione che si ispira allo stile di Charles de Foucauld, cioè una presenza silenziosa all’interno di una società prevalentemente musulmana. È un aspetto che ci ha colpito, dato che siamo abituati a sentirci maggioranza. Queste due settimane di permanenza ci hanno provocato anche rispetto all’identità del prete in un contesto di minoranza.

Poi lo stare con i tre missionari ha portato in noi la possibilità di considerare qualcosa di nuovo, uno stile che va oltre il nostro naso, che va oltre i confini territoriali della nostra chiesa di Padova e in loro abbiamo colto la speranza di andare avanti, nonostante i numeri, nonostante le difficoltà che l’Africa “offre”. Uno stile essenziale in cui le cose che non devono mancare sono la centralità dell’Eucarestia e della Parola e la relazione con le persone insieme ad una collaborazione con le altre realtà ecclesiali presenti nella Prefettura. Tante cose poi ci sarebbero da raccontare; per esempio, il fatto che io e Damiano abbiamo celebrato i primi battesimi da diaconi, le realtà di Kokossa, di Robe, di Goba, di Kofele. Certo, ripensando a quei giorni riaffiorano ricordi belli e riconosciamo che il Signore si è fatto presente. Siamo tornati con tanta gratitudine verso le comunità che ci hanno ospitato e al tempo che i missionari ci hanno donato.

Luca Susana

(articolo tratto da Cor Cordis di marzo 2024)