Puntata 1 di 6
Missione è lasciarsi plasmare
Il mondo dei pescatori è una realtà di notti, silenzi e pazienza, stelle che brillano e animi che vibrano. In Amazzonia parlare di pesca senza parlare del fiume è come giocare a calcio senza la palla… Ma soprattutto quando i pescatori si preparano per scendere il fiume, i loro occhi s’illuminano e i loro corpi si animano di nuovo vigore; il navigare quasi in simbiosi con le acque del fiume è qualcosa di ancestrale che li fa sentire parte della creazione presente nelle acque del fiume e nel rigoglio della foresta amazzonica. Quando si scende lungo il fiume, il Rio Branco, attraversando da nord a sud lo stato di Roraima, non si naviga soltanto. Si ha la netta sensazione di immergersi nel grembo della madre terra della quale ti senti parte e dalla quale ti senti accolto come figlio. Anche la gente dei villaggi che in questi giorni sto visitando assieme ad un gruppo di giovani missionari, religiosi e laici, sembra uscita da un altro mondo… Qui la missione odora di Creazione… dell’atto creativo con cui Dio continua a prendersi cura dell’uomo rendendolo partecipe della gioia di tutto il creato.
Cominciamo il viaggio di notte. Come l’Esodo di Israele. Come i nostri esodi personali e comunitari. La notte ci introduce alla Pasqua. La notte è come il grembo materno dove c’è una vita nuova in gestazione… Forse anche la gestazione di una nuova chiesa parte da qui. Dal silenzio delle acque di un fiume, dal passaggio per queste acque, dall’immergerci in una realtà nuova che indubbiamente fa paura. Ma non siamo soli.
A dire il vero è il mio primo viaggio missionario dentro a questa realtà “forestale”. Le foreste di Rio de Janeiro erano fatte di vie e di case… qui di alberi, piante, animali di ogni specie… E silenzio. Molto silenzio. Anche i giovani che sono con me, nonostante siano brasiliani, e dello stato di Roraima, si rendono presto conto che questo che stiamo visitando è una realtà così lontana dal loro quotidiano. È a realtà delle comunità fluviali, gente semplice com’è semplice la madre terra della quale si sentono figli e dalla quale si sentono protetti…
Durante il viaggio si approfitta per conoscersi, scambiarsi qualche informazione, ma soprattutto conoscere le reazioni che dentro di ciascuno prendono vita all’immergersi dentro ad una esperienza che richiede inevitabilmente molta capacità di “svestirsi” del proprio mondo, del proprio “ego” per lasciarsi “plasmare” o riplasmare dalla Madre Terra che qui ha posto uno dei suoi santuari più belli.
In fin dei conti missione significa anche questo: svestirsi, abbandonarsi con fiducia alle mani e alle cure di Colui che per amore ci ha chiamato a vivere un esodo nuovo di rinnovamento personale e comunitario alla luce di un’intimità sempre più profonda con Lui, ma sempre per dirlo, per annunciarlo, con parole nuove, con gesti nuovi, con un cuore nuovo e uno spirito nuovo!
Continua…
(prossima puntata martedì 18 luglio)