Testimoni eccellenti del nostro tempo

Il 24 marzo 2024 si celebra la 32a Giornata dei Missionari Martiri per commemorare tutti gli operatori pastorali, 20 quest’anno, che hanno sacrificato la propria vita nel servizio al Vangelo. Un’occasione per riflettere profondamente sul significato del loro sacrificio. Una testimonianza e un esempio per noi, che ci invita a un impegno sempre più concreto verso i più deboli, nella lotta alle disuguaglianze e alle ingiustizie sociali.


Testimoni e frutti eccellenti della Chiesa

Un cuore che arde” è il titolo scelto per quest’anno, in riferimento al brano dei discepoli di Emmaus che ha accompagnato anche l’ottobre missionario. “Richiama la forza della testimonianza dei martiri – si legge nella presentazione della 32° Giornata – che, come Gesù attraverso la condivisione della Parola e il pane spezzato, con il loro sacrificio accendono una luce e riscaldano i cuori di intere comunità cristiane, ispirando una nuova conversione, dedizione al prossimo e al bene comune”.

Martiri come testimoni dunque, come ha ricordato anche papa Francesco nel corso dell’udienza generale del 19 aprile 2023. “I martiri non vanno visti come eroi che hanno agito individualmente, come fiori spuntati in un deserto, ma come frutti maturi ed eccellenti della vigna del Signore, che è la Chiesa”. Dopo gli Apostoli, sono loro per eccellenza i testimoni del Vangelo, a cominciare dal primo, Stefano, il diacono lapidato fuori dalle mura di Gerusalemme.

La parola “martirio”, ha sottolineato ancora Francesco, “deriva dal greco martyria, che significa proprio testimonianza. Un martire è un testimone. Tuttavia, ben presto nella Chiesa si è usata la parola martire per indicare chi dava testimonianza fino all’effusione del sangue”.

I martiri che danno la propria vita “sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli” spiega il Papa. “Oggi sono tanti i martiri nella Chiesa, tanti, perché per confessare la vita cristiana sono cacciati via dalla società o vanno in carcere: sono tanti! I martiri, a imitazione di Gesù e con la sua grazia, fanno diventare la violenza di chi rifiuta l’annuncio una occasione suprema di amore, che arriva fino al perdono dei propri aguzzini”. E sottolinea: “I martiri perdonano sempre gli aguzzini”.

Uccisi nella “normalità” della propria vita

Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, tra i 20 missionari uccisi nel corso del 2023 nel mondo ci sono: 1 Vescovo, 8 sacerdoti, 2 religiosi, 1 seminarista, 1 novizio e 7 tra laici e laiche. Il numero più elevato torna a registrarsi in Africa che conta 9 martiri, in America sono 6, in Asia 4 e in Europa 1.

L’aspetto interessante che fa emergere Fides è che la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2023 è accomunato dallo stesso tratto distintivo: la normalità di vita. Le donne e gli uomini uccisi non hanno compiuto azioni eclatanti o imprese fuori del comune, sono stati sorpresi, nella maggior parte dei casi, mentre erano intenti a compiere le attività di tutti i giorni, in un contesto certamente difficile, di povertà economica e molto spesso anche culturale, dove i diritti umani sono spesso calpestati dalla violenza. In queste situazioni, queste persone hanno dato testimonianza di una fede vissuta fino in fondo, fino al dono della propria vita.

Chi sono i testimoni martiri del 2023

Tra tutti i testimoni martiri missionari morti nel 2023, c’è anche Padre Javier García Villafaña, religioso agostiniano, aveva appena compiuto 60 anni. È stato ucciso il 22 maggio mentre si stava recando in automobile a celebrare la Messa a Jeruco (Messico): la sua vettura è stata crivellata da colpi di arma da fuoco. Da pochi giorni aveva assunto l’incarico di primo parroco della nuova parrocchia di Santa Ana Maya, a Capacho.

Sempre in Messico, Gertrudis Cruz de Jesús e Gliserina Cruz Merino, giovani catechiste, sono state uccise il 15 giugno nel corso di un’imboscata mentre si recavano a una processione eucaristica, nello Stato di Oaxaca, teatro di violenti scontri tra gruppi armati. Le due catechiste facevano parte del Movimiento de Unificacion de Lucha Triqui (Mult) ed erano impegnate per il riconoscimento dei diritti umani del loro popolo.

Junrey Barbante e Janine Arenas erano due studenti cattolici e volontari della comunità della cappellania universitaria, impegnati nell’animazione liturgica. Sono morti, insieme ad altre 2 persone, a causa dell’ordigno fatto esplodere durante la celebrazione eucaristica che si stava svolgendo in una palestra nell’Università statale di Mindanao, nelle Filippine, la prima domenica di Avvento. Junrey Barbante aveva 24 anni, Janine Arenas 18 anni. L’attentato, che ha provocato 4 vittime e una cinquantina di feriti, è stato attribuito a gruppi locali che si ispirano allo Stato Islamico, i quali hanno agito per rappresaglia dopo le operazioni militari dei giorni precedenti contro i loro militanti.

In Palestina, Samar Kamal Anton, cuoca laica, e sua madre Nahida Khalil Anton sono state uccise il 16 dicembre dai cecchini mentre camminavano verso il convento delle suore di Madre Teresa, a Gaza. Le fonti riferiscono che una è stata uccisa mentre cercava di portare l’altra in salvo. Entrambe appartenevano a un gruppo di donne, cattoliche e ortodosse, impegnate in un cammino di fede e di apostolato a favore dei poveri e dei disabili. Nella stessa giornata, ha riferito il Patriarcato latino di Gerusalemme, cecchini delle forze militari israeliane hanno ferito altre sette persone mentre cercavano di proteggere gli altri all’interno della chiesa. Il resoconto del Patriarcato ha sottolineato che le due donne sono state uccise “a sangue freddo all’interno dei locali della parrocchia”, dove non c’erano combattenti, in un luogo di culto, di preghiera e di accoglienza per decine di disabili, dove durante l’ultima offensiva militare dell’esercito israeliano avevano trovato riparo anche la gran parte delle famiglie cristiane presenti a Gaza.

In Spagna Diego Valencia, laico di 65 anni, sposato con 2 figli, era da 8 anni sacrestano della parrocchia di Nuestra Senora de La Palma. È stato ucciso il 25 gennaio, dopo che è intervenuto per fermare un giovane marocchino armato di machete, nella chiesa di San Isidro. Il criminale aveva fatto irruzione in chiesa prima dell’inizio della messa vespertina, insultando i fedeli e ferendo gravemente il parroco e successivamente altre tre persone e il sacrestano, intervenuto per fermarlo. Colpito all’addome, Diego Valencia è riuscito a trascinarsi fuori dalla chiesa, inseguito dall’assassino che lo ha raggiunto e ucciso. “È morto per difendere la fede, la chiesa e i fedeli all’interno” ha commentato uno dei sacerdoti della chiesa Nostra Signora de La Palma.

L’elenco continua con: Don Jacques Yaro Zerbo, 67 anni, assassinato in Burkina Faso; Don Isaac Achi, 61 anni, sacerdote nigeriano; Don Juan Angulo Fonseca, 53 anni, parroco di Nuestra Senora de Guadalupe in Messico; Monsignor David O’Connell, 69 anni, Vescovo ausiliare di Los Angeles; Fratel Moses Simukonde Sens, 35 anni, originario dello Zambia; Don Charles Onomhoale Igechi, sacerdote dell’Arcidiocesi di Benin City, nel sud della Nigeria; Don Pamphili Nada, della parrocchia di Nostra Signora Regina degli Apostoli a Karatu, Tanzania; Na’aman Danlami, seminarista di 25 anni della diocesi di Kafanchan, nel nord della Nigeria; Godwin Eze, novizio benedettino di 31 anni del monastero benedettino di Eruku, nella Nigeria centro settentrionale; Fratel Cyprian Ngeh, 40 anni, religioso infermiere della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione a Bamenda, Camerun; Don Stephen Gutgsell, 65 anni, ucciso a Fort Cahloun, piccola comunità del Nebraska, Stati Uniti d’America; Léopold Feyen, 82 anni, sacerdote salesiano ucciso nell’area di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo.

“Adesso come allora il seme dei loro sacrifici, che sembra morire, germoglia, porta frutto, perché Dio attraverso di loro continua a operare prodigi, a cambiare i cuori e a salvare gli uomini”. Papa Francesco all’Angelus del 26 dicembre 2023.

 

A cura di Elena Cogo