Potrebbe arrivare a quota 50mila il bilancio delle vittime del terremoto che il 6 febbraio ha colpito Turchia e Siria. Lo sciame sismico non si arresta: quasi 3.500 le scosse di assestamento, che danneggiano ulteriormente le case rimaste in piedi. Solo in Turchia sono 50.576 gli edifici in parte crollati o rimasti fortemente danneggiati a causa del terremoto che devono essere demoliti con urgenza.
Secondo le Nazioni Unite necessitano di assistenza umanitaria circa 13.4 milioni di persone che vivono nelle dieci provincie della Turchia e 8.8 milioni di persone in Siria.
“È una grande tragedia di cui non conosciamo i contorni. Ci sono ancora tante persone sotto le macerie e i lavori di ricostruzione dureranno anni. Anche sul fronte dei soccorsi c’è bisogno di un coordinamento”. Sono queste le parole di Mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, in un’intervista al Tg2000, commentando il terremoto che ha colpito Turchia e Siria. “La situazione continua ad essere drammatica anzi l’emergenza sta aumentando. Dopo 12 giorni le persone sono molto stanche. Dove abito, ancora adesso non c’è la possibilità di fare una doccia e di lavarsi. E nonostante il duro lavoro di molti ci sono ancora tantissime cose da fare”. Mons. Bizzeti ha espresso la paura che “con il passare dei giorni e delle settimane questa tragedia venga dimenticata”.
La Chiesa di Padova si è fatta vicina alle popolazioni turca e siriana colpita dal terremoto fin dalle prime ore. Una vicinanza che è ulteriormente sentita per il legame fraterno che c’è con Mons. Paolo che ha vissuto molti anni a Padova, dove ha anche ricevuto l’ordinazione episcopale nel 2015, e dove periodicamente ritorna. Il vescovo Cipolla stesso insieme a un gruppo di giovani preti in viaggio formativo, alcuni anni fa ha celebrato nella cattedrale, ora distrutta, di Iskenderun.
Di seguito alcuni LINK con alcuni aggiornamenti su questa tragedia di Mons. Bizzetti.
Terremoto, Bizzeti: la nostra comunità infaticabile nell’aiuto, non dimenticateci – Vatican news
Diocesi di Padova . Solidarietà per le popolazioni terremotate di Turchia e Siria.