Quando ero più giovane, mi piaceva sognare i grandi viaggi, ma non c’era possibilità. Oggi posso dire essere stato privilegiato con un grande viaggio che si compara a quello dei sogni e che ha bisogno di sognare in grande perché possa realizzarsi pienamente.
Dopo la benedizione di padre Orazio, lo scorso 24 maggio io e don Benedetto ci siamo imbarcati sulla barca “Nossa Senhora do Livramento” aspettando che la luna spuntasse. Alle 2,30 della mattina il motore ha cominciato a funzionare e pian piano la “barca-casa” fluttuante ha cominciato la discesa del fiume Rio Branco che attraversa lo stato di Roraima a nord del Brasile in piena foresta amazzonica. Quando ancora i miei occhi vedevano solo le luci della città di Caracaraí allontanarsi, il comandante Simão riusciva già intravvedere sull’acqua dove si poteva e dove non si poteva passare. L’arrivo era previsto verso le 9 di sera, ma il buio pesto e la presenza di tronchi nel fiume, hanno fatto desistere l’equipaggio a continuare che ha preferito fermarsi per la notte e così arrivare a destinazione la mattina seguente. L’equipe missionaria era formata da padre Benedetto, padre Luigi, Idelfonso e Lucinaldo, due seminaristi della diocesi di Roraima, Brasile.
L’obiettivo principale della missione lungo il fiume è quello di animare la fede e condividere i sacramenti. Sono circa 15 le comunità e non in tutte c’è una cappellina cattolica. In questi giorni abbiamo sempre incontrato anche il pastore per stabilire contatti e lanciare ponti di iniziative comuni sul campo sociale. A Santa Maria di Boiaçu (che conta circa centocinquanta persone) ci siamo fermati per una settimana preparando la festa della Visitazione: la mattina era riservata alla visita alle famiglie e il pomeriggio incontravamo in momenti distinti i bambini e un gruppo di adolescenti che si sta preparando per ricevere la cresima (nel prossimo viaggio missionario di agosto sarà presente per la prima volta il vescovo di Roraima, Mario Antonio). Alla sera prima della novena c’era anche un incontro per i genitori dei bambini che avrebbero ricevuto il battesimo. Coronava il pomeriggio la celebrazione della messa. L’accoglienza è stata buona.
Devo dire che all’inizio sono rimasto meravigliato, abituato al calore degli abitanti di Rio de Janeiro: qui l’abbraccio è quasi europeo! Ma come ci disse una signora italiana che abita in una delle comunità: la sensazione di una accoglienza mezzo “fredda” può dipendere dall’ambiente in cui ci troviamo. La foresta amazzonica è ricca di frutti, ma anche di pericoli, perciò prima di dare confidenza, bisogna accertarsi di essere al sicuro. Mi pare un’interpretazione interessante, infatti crescendo la conoscenza reciproca, cresceva anche la fiducia.
Sono rimasto sorpreso e mi ha commosso incontrare alcune comunità che riuscivano a mantenere la celebrazione domenicale, nonostante si trattasse sempre dei soliti cinque e con la presenza dell’eucaristia una o due volte l’anno. Per questo c’è grande aspettativa anche nei confronti del prossimo Sinodo sull’Amazzonia: nella speranza che si possa incontrare una soluzione perché anche queste piccole comunità distanti dai centri, possano avere accesso all’eucaristia e ai sacramenti con maggior frequenza.
Il viaggio così ha continuato per un’altra settimana passando di comunità in comunità, ma fermandoci solo un giorno o due per ciascuna. Finalmente abbiamo deciso di inoltrarci un poco più a fondo nell’incantevole paesaggio. Una mattina siamo usciti con due canoe a remi e subito abbiamo imparato l’equilibrio: l’acqua arrivava a soli cinque centimetri dal bordo della piccola imbarcazione, ma l’assenza del motore ci ha permesso da subito ascoltare i suoni e i canti della foresta. In questo periodo i fiumi sono in piena e trasbordano allagando i terreni circostanti: degli alberi emergono solo le chiome. Così abbiamo passato un paio d’ore, come stessimo passeggiando fra rami, solo che eravamo sorretti da acqua. L’esperienza è stata tra il mistico e il visionario: la sensazione che il silenzio e la bellezza dei toni dei colori trasmettevano, hanno tanto appagato il cuore che è stato una pena dover uscire. Ci hanno salutato orchidee di vari colori e forme, scimmiette differenti, un camaleonte e molto altro: è stato effettivamente un tuffo nella maggiore biodiversità del mondo.
I giorni trascorsi nelle comunità sono stati accompagnati dalla festa della Pentecoste: un invito a vedere la diversità della realtà di questa area del mondo con gli occhi animati dello Spirito e di una storia di persone che chiede di essere accompagnati con maggior costanza.
Come previsto, sono rientrato qualche giorno prima a Caracaraí, passando per Manaus. Come non fermarsi a dire una preghiera nella cappellina di ricordo di don Ruggero? Fra poco si celebrano 10 anni dalla partenza del suo viaggio: che la sua intercessione continui accompagnando i missionari.
Armonia e sfide sono state protagoniste in questi giorni di missione come due compagne che spingono a continuare.
Don Luigi Turato