Arena di pace: non avere paura del conflitto se c’è il dialogo

Il 18 maggio scorso con un gruppetto di giovani di Missiofficina abbiamo partecipato al grande evento dell’Arena di pace a Verona. Un giorno speciale e unico in cui in migliaia ci siamo dichiarati “artigiani della pace” e abbiamo alzato la nostra voce contro la guerra, contro le fabbriche di morte invitando i ‘signori della guerra’ ad imboccare la strada del disarmo e a invertire la rotta.

Papa Francesco nel rispondere alle domande suscitate dai cinque tavoli tematici preparatori che trovate in allegato, ha ancora una volta e con insistenza parlato di disarmo del cuore: disarmare il cuore per far crescere una cultura di pace ed essere sempre seminatori di speranza.

Siamo tornati con la consapevolezza che l’impegno per la giustizia e la pace non può “arenarsi”, ma deve continuare a  scuotere la coscienza e a coinvolgere l’intera società.


Di seguito vi proponiamo una riflessione di uno dei giovani che ha partecipato a partire da una delle riflessione offerte dal Papa che lo ha particolarmente colpito:

Non mi sarei aspettato che una delle riflessioni con cui Papa Francesco ha concluso il suo intervento all’arena di pace fosse sull’importanza di saper vivere i conflitti. Quando terminando ha detto che “una società senza conflitti è una società morta”, mi sono chiesto cosa c’entrasse questo con la Pace. Spesso sono convinto che per impedire che si crei un conflitto sia sufficiente evitarlo, fare in modo che non possa scoppiare; e quindi evitare il confronto, non parlarsi, fare finta di niente, girarsi dall’altra parte, stare zitto quando vorrei parlare. E questo mi succede in famiglia, in università, con gli amici. Perché ho paura del conflitto. Però, dice il Papa, così facendo “amputiamo un pezzo importante della realtà. Non possiamo nascondere i conflitti, perché prima o poi scoppiano ugualmente”. Ci invita quindi a non aver paura di posizioni diverse dalla nostra, ma anzi di accogliere la pluralità, perché “l’uniformità non serve”. Spesso penso che il dialogo serva solamente a dare ragione a una delle due parti, che il confronto alla fine ha sempre un vincitore; ma è proprio questa la logica della guerra che il Papa ci invita a non coltivare: “il dialogo non è arrivare all’uniformità, perché porta a suicidarci come società. Invece dobbiamo ammettere e far convivere la pluralità per metterci alla ricerca dell’armonia“. E la cosa più difficile è farlo proprio con le persone con cui condividiamo la nostra quotidianità, la difficoltà a dialogare, a dirci che c’è qualcosa che non va, che c’è qualcosa che ci fa stare male e che ci crea rabbia, che non siamo d’accordo, che ci sta stretta una determinata situazione. E’ proprio vero, la Pace incomincia proprio da me stesso, attivando a partire dalla realtà dove vivo, pratiche e relazioni non violente. Se siamo in tanti a cercare e a tessere il dialogo, la pace fiorirà.


>> Nigrizia nel suo numero di giugno ha dedicato la propria bussola al processo di costruzione degli incontri, ad una cronaca di quello che è successo, a riflessioni circa il futuro. Come dice la copertina di Nigrizia è “VIETATO ARENARSI” ed è per questa ragione che alleghiamo il PDF di Nigrizia per “non arenarsi”, per non vivere di nostalgia ma per continuare insieme la riflessione!