Vision

visionIntorno alla domanda “Quale futuro per le nostre missioni diocesane?” abbiamo vissuto il Seminario di studio dal 19 al 24 settembre 2011, importante momento di sinodalità per la nostra Chiesa di Padova, alla presenza del vescovo Antonio, dei vicari episcopali, dei missionari fidei donum, dei rappresentanti di alcuni uffici diocesani e noi del Centro Missionario Diocesano.

Il frutto visibile di questo Seminario di studio è un semplice foglio di lavoro, in cui ogni parola, frase, paragrafo sono densi di meditazioni, di preghiera, pareri e propositi, di vita e di lavoro. Questo foglio di lavoro è diventato espressione della VISION e della MISSION del Centro Missionario.

In quell’occasione si è riaffermato che «la missione è il cuore della vita della chiesa», e dobbiamo aver presente che la strada da fare ci vedrà ancora impegnati a cercare risposte nuove in contesti culturali che ci interrogano su un nuovo stile di missione e di chiesa[1].

Le sfide dell’emigrazione e immigrazione, della globalizzazione, delle grandi ingiustizie e della crisi economica, della velocità delle informazioni e della comunicazione ci chiedono di stare in questi contesti trovando nuovi percorsi di accompagnamento e vicinanza alle persone.

Ma se il contesto e l’idea di missione cambiano, rimane da tradurre per l’oggi l’invito di Gesù: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19) e la definizione del Concilio che ci dice che «La Chiesa è per sua natura missionaria» (Ad Gentes 2, e Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 62).

Ci siamo dunque confrontati e abbiamo pregato insieme cercando di discernere cosa il Signore sta chiedendo alla Chiesa di Padova per il prossimo futuro rispetto al variegato impegno missionario. Una missionarietà intesa come:

  1. dimensione ordinaria della pastorale;
  2. impegno nelle realtà dove lavorano i missionari preti e laici fidei donum;
  3. presenza sul territorio di movimenti, istituti missionari e religiosi.

[1] “L’esperienza del Concilio, poco più di 50 anni fa, ha cambiato il concetto, anche iconografico, della missione. Da una missione declinata sull’icona dell’Arca di Noé, per la salvezza di coloro che salgono a bordo, a una missione come ramoscello di ulivo, carico di frutti, che la colomba porta a Noè e che ha in sé la promessa del futuro per tutti gli uomini e le donne del mondo, promessa contenuta anche nel dialogo di Gesù con Nicodemo, un altro colloquium salutis come quello con la samaritana nel Vangelo di Gv 3,16: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna»  (Mario Menin, teologo e missiologo)