Un’eredità viva: il sacrificio di Olga, Lucia e Bernardetta 10 anni dopo

Nel decimo anniversario del martirio di suor Bernardetta Boggian, originaria di Ospedaletto Euganeo, uccisa con altre due sorelle missionarie Saveriane in Burundi nel 2014, pubblichiamo questa intervista rilasciata da suor Teresina Caffi che ha curato un libro sulla loro storia “Và, dona la vita!” Ed. EMI.

Per felice coincidenza, quest’anno si celebra la ricorrenza del “martirio” di queste missionarie Saveriane insieme a quello dei Saveriani e dell’abbé Joubert, beatificati il 18 agosto. Possiamo attribuire anche a loro il pensiero di Bernardetta: È bello, sulle orme di Gesù, spendere la vita per collaborare a costruire insieme pace e fraternità. Sono i germogli che speriamo possano nascere da questi semi sepolti nella terra di missione.

Suor Teresina porterà la sua testimonianza durante le Veglia di preghiera e d’invio diocesana venerdì 11 ottobre alle ore 21.00 in Cattedrale.


7 e 8 settembre 2014, a Kamenge, un popoloso quartiere di Bujumbura, in Burundi, venivano brutalmente uccise tre missionarie saveriane: Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian.
L’esplosione della violenza. Era un normale pomeriggio di domenica quel 7 settembre quando la morte è entrata brutalmente nella casa, a fianco della chiesa parrocchiale ove si trovavano due anziane missionarie, Olga, di 83 anni, e Lucia, di 75. Esse si riposavano un po’, in attesa dell’arrivo dall’aeroporto di alcune sorelle venute dall’Italia e dirette nel vicino Congo. Bernardetta, di 79 anni, era andata ad accoglierle insieme a sorelle di passaggio. Clémentine, responsabile della comunità, partecipava all’incontro di una comunità di base.
Il silenzio che accolse l’auto fece passare le sorelle arrivate dallo stupore all’inquietudine, finché, trovata una porta secondaria aperta, Bernardetta non scopri l’orrore: le due sorelle giacevano sgozzate e colpite alla testa con una pietra, i corpi umiliati. Portare questo inatteso dramma, informare, accompagnare i corpi all’obitorio, ripulire la casa con l’aiuto dei Padri e della gente… Al sopravvento della notte, esauste, le sorelle preferirono rimanere in casa, sapendo che la polizia vegliava all’esterno. In quella stessa notte, le mani assassine tornarono: Bernardetta ebbe solo il tempo di gridare «aiuto!» ed ebbe la testa troncata.


Missione, scelta di vita. Da quella casa, dalla parrocchia l’orrore e la compassione si diffusero nel paese e nel mondo. Perché loro, perché con tanta ferocia? Con lo sguardo della fede, una cosa ci parve subito certa: la violenza non aveva scalfito la loro vita, che anzi era giunta a compimento, per quel desiderio che le animava di dare la vita a Cristo per la missione. «Piccola, debole e fragile ma unita a te – aveva scritto Lucia nel 2000 – voglio percorrere tutte le strade del mondo per… donare la Tua vita per mezzo della mia vita. Sì, Gesù, misteriosamente voglio offrirti tutto di me… perché tutto diventi vita a beneficio del tuo Corpo, l’umanità di cui anch’io faccio parte». Martiri? Non ne abbiamo discusso. Di fronte alla furia omicida, Olga, Lucia e Bernardetta non avevano avuto possibilità di scegliere, ma la scelta l’avevano fatta prima, di vivere la missione in modo semplice, esposto, in mezzo alla gente, di dare fino in fondo la vita: «Una missionaria muore volentieri nella sua terra di missione», aveva detto Olga.

Dei fiori sono sbocciati sul deserto della loro ingiusta morte. Dei cristiani hanno deciso di continuare a pregare nella loro cappellina, poi in quella che fu la loro casa trasformata per iniziativa dei missionari Saveriani in Cappella della Pace e della Misericordia. E di continuare il loro servizio con gesti di solidarietà compiuti insieme proprio il 7-8 di ogni mese.
Una casa della preghiera. In quella cappella, continuamente le persone sostano in silenzio, pregano, depongono le loro suppliche in un cesto ai lati dell’altare. Dicono che si sentono ascoltate, anche esaudite. Delle giovani burundesi hanno scelto di diventare missionarie saveriane: alcune espressamente per continuare il servizio missionario delle tre sorelle. 
Con la loro esistenza normale pervasa da una grande passione, Olga, Lucia e Bernardetta testimoniano la bellezza e possibilità di una vita così. Grande non è chi fa cose memorabili, ma chi vive nell’abbandono confidente a un Dio che ama usare piccoli strumenti per le sue opere più belle. Nel 1999, nel pieno della guerra in Congo, Bernardetta aveva scritto: «Ho un cuore povero che può offrire solo la sua fedeltà di oggi. Lasciarci pervadere dalla benevolenza di Dio per questo popolo che soffre».

Ricerca della verità. In questi anni ci ha accompagnate il desiderio della verità dei fatti: per confutare accuse pretestuose loro rivolte, per sollevare almeno una volta il velo dell’impunità che copre milioni di morti nei Paesi della Regione, per rendere giustizia a chi da allora è stato messo in prigione perché il mondo s’acquieti. Qualunque sia la verità, integrarla nella nostra vita ci farà rinascere tutti più umili, più veri, più fraterni.

Articolo tratto da Noticum di Settembre 2024

>> Ulteriore approfondimento tratto dal sito Terra e missione