Assieme a 5 amici ho avuto l’opportunità di fare un’esperienza in Mozambico, accompagnati ed ospitati dai frati Cappuccini.
Fra Luca Santato ci ha accolto nella struttura della missione, che si trova nella città di Boane (a circa 45 minuti dalla capitale). La missione è costituita da un piccolo ambulatorio pediatrico, gli alloggi per i volontari, un portico destinato ai pranzi e ai momenti di animazione con i bambini, un campo da calcio con lo stesso fine e un salone dove tenere dei corsi per la formazione, che è l’obiettivo principale della missione. Essa infatti è stata costruita quest’anno, al fine di dare la possibilità a giovani e adulti di formarsi in vari aspetti; un esempio è stata la lezione a cui abbiamo assistito anche noi sulla medicina tradizionale, tenuta da una giovane infermiera.
La prima cosa che mi ha colpito è stata la “calma” con cui gli abitanti locali affrontavano qualsiasi cosa, ad esempio in aeroporto, ricordo che abbiamo impiegato più di un’ora per gli ultimi controlli e uscire, che è una struttura che mi richiama, per dimensioni, la stazione di Padova e in cui, il nostro, era il solo volo in arrivo.
Il secondo aspetto che ho colto è stato di accorgermi come si vive diversamente un paese quando si è turisti, da quando invece hai la possibilità di essere al fianco di chi lo vive tutti giorni: è molto più arricchente.
Durante la nostra permanenza, abbiamo dedicato circa metà del nostro tempo al lavoro con i più piccoli; con loro inizialmente cercavamo di rapportarci come con i bambini in Italia, cioè allo stesso modo dei giovani che frequentano generalmente i nostri grest e centri estivi, organizzando giochi e attività divisi per età. Ci siamo subito resi conto che, a loro non interessava poi così tanto fare ciò che veniva loro proposto (fare scooby doo, braccialetti, origami, ecc.), piuttosto preferivano stare con noi, toccare i nostri capelli, insegnarci i loro giochi, ecc. Conoscerci insomma.
Da quel momento abbiamo dato molto più spazio alla spontaneità, vivendo più profondamente l’incontro con i bambini, senza troppo preoccuparci delle attività da proporre.
L’altra metà delle giornate è stata dedicata alla visita degli altri enti, l’incontro con altre persone con cui Fra Luca si rapporta frequentemente: scuole, orfanotrofi, presidi, sacerdoti, giovani del territorio, ecc.
In particolare ho trovato molto interessanti gli scambi con i giovani della parrocchia, occasione che ci ha permesso di comprendere meglio il loro stile di vita, i loro obiettivi e i loro desideri, spesso molto diversi dai nostri. Nell’incontro con bambini e giovani del territorio, ci si rende conto di cosa manca a loro, che non è il superfluo, ma il necessario per vivere. E la realtà più cruda e difficile da affrontare è che “tu” non puoi fare nulla, perché dovresti dare a tutti, perché a tutti manca il necessario, e questo non è possibile farlo.
Tuttavia, questo triste aspetto, mi ha insegnato una grande verità: che per loro, i bambini in particolare, è molto più prezioso quello che tu hai da offrire come persona, piuttosto di ciò che puoi donare con beni materiali. Siamo noi una ricchezza per loro e loro per noi.
Ci sarebbero tantissime altre cose da raccontare, ma credo che la cosa migliore che possiate fare, sia vivere un’esperienza di missione.
Maria