Buongiorno a tutti, sono Alice Santiglia, ho 27 anni e vengo da Vigonza. Quest’anno ho avuto il piacere di partecipare al percorso “Viaggiare per condividere”, proposto a noi giovani dal Centro Missionario della diocesi di Padova. Questo cammino si è concretizzato per me in una missione di tre settimane in Brasile, dove sono stata ospitata dalla congregazione delle Suore Dimesse, insieme a Irene, che ha seguito con me lo stesso percorso, e a suor Nicole, la nostra accompagnatrice.
Da molto tempo sentivo questa chiamata a partire, un sogno che pulsava dentro di me e mi spingeva verso nuovi orizzonti. Era solo un’intuizione, ma a un certo punto si è aperta una strada che oggi posso dire essere stata preparata proprio per me. Raccontarvi di questa esperienza non mi è facile, perché è la prima volta che lo faccio ad alta voce, e dentro di me ci sono ancora tante emozioni e immagini che si mescolano. Tuttavia, mi è venuto in aiuto Papa Francesco con la sua riflessione sulla parabola del banchetto di nozze. Leggendola, mi hanno colpito due parole in particolare: festa e crocicchi.
Festa, perché il Brasile è festa. Nelle tre settimane in cui sono stata lì, abbiamo celebrato almeno una festa a settimana. Era festa quando si pregava, quando si ballava, quando si mangiava insieme. Ogni occasione diventava motivo di festa, persino la nostra presenza lì. Per me, è stato come accettare l’invito a far parte di una comunità che celebra la vita nonostante tutto.
La parola “crocicchi”, invece, mi fa pensare agli angoli nascosti della periferia, perciò mi riporta a un momento che rimarrà sempre scolpito nel mio cuore: la Liturgia della Parola vissuta all’interno di una favela. Appena arrivata, ho pensato a quanto fosse inconcepibile vivere in quelle condizioni.
Ad accoglierci c’era un gruppo di ragazzi tossicodipendenti, avranno avuto più o meno la mia età. Per un attimo, ci siamo guardati e ho immaginato che potessero essere miei amici, fratelli, compagni di studi. Invece, erano nati “nel posto sbagliato”, e mi sono chiesta: “Che futuro potranno mai avere?”. Sono passata accanto a loro per entrare in chiesa, e in un attimo ciò che mi sembrava tenebra è diventato luce. Quello che agli occhi del mondo era “scarto” si è trasformato in un popolo amato dal Signore. Ciò che per me non poteva stare in piedi, Dio lo sosteneva con la forza dell’Eucarestia. Abbiamo pregato insieme, cantato di gioia, e loro hanno ringraziato per la mia presenza. Quello, per me, è stato il vero banchetto di nozze. Ho sentito i brividi sulla pelle e ho compreso concretamente due grandi lezioni: la prima è che per Dio tutto è possibile, la seconda è che nessuno è invisibile agli occhi di Dio. Lui ama ognuno di noi senza riserve, abbracciando il mondo intero, ogni nazione, ogni storia, ogni ferita. Nulla va perduto davanti a Lui.
Ripensando alla frase “andate ai crocicchi delle strade e chiamate tutti quelli che trovate alle nozze”, mi rendo conto che sono stata io a essere invitata: invitata a mangiare nelle case delle
persone, invitata dai bambini a giocare con loro, invitata a quella Messa per pregare Cristo insieme a quelle persone. Sono consapevole di non essere partita con l’illusione di salvare il Brasile, ma non avevo messo in conto che forse, in qualche modo, è stato il Brasile a salvare me.
Grazie, e que Deus te abençoe.
Alice S.