Venerdì 24 marzo, il giorno dell’anniversario dell’uccisione di Mons. Oscar Romero avvenuta nel 1980, si celebra la trentunesima giornata dei Missionari Martiri. Sono 18 i missionari e missionarie che hanno perso la vita nel corso del 2022. Tra tutti, vogliamo ricordare in particolare suor Luisa Dell’Orto e suor Maria De Coppi.
Entrambe hanno speso la loro vita al servizio degli ultimi. La loro testimonianza ci ricorda che, anche nei paesi dimenticati e abbandonati da tutti, la fiamma del Vangelo continua ad ardere e a donare la forza e la speranza di continuare ad impegnarsi per un futuro migliore.
18 i missionari uccisi nel mondo nel 2022
Nell’anno 2022, secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, sono stati uccisi nel mondo 18 missionari e missionarie: 9 in Africa (7 sacerdoti e 2 religiose), 8 in America Latina (4 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 1 seminarista e 1 laico), 1 sacerdote in Asia. Non si tratta solo di missionari ad gentes in senso stretto, ma di testimoni morti in modo violento, di cristiani cattolici impegnati nell’attività pastorale.
Negli ultimi anni sono l’Africa e l’America Latina ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica. Dal 2001 al 2021 il totale dei missionari uccisi è di 526.
Come si legge nel rapporto di Fides, le poche notizie sulla vita e sulle circostanze che hanno causato la morte violenta di questi 18 missionari e missionarie ci offrono immagini di vita quotidiana, anche se in contesti particolarmente difficili, contrassegnati da violenza, miseria, mancanza di giustizia e di rispetto per la vita umana. Spesso hanno condiviso la stessa sorte dei missionari anche altre persone che erano con loro.
Sacerdoti uccisi mentre stavano andando a celebrare la Messa con la comunità che guidavano, una religiosa medico uccisa mentre era di guardia al centro sanitario della diocesi. E ancora un laico, operatore pastorale, ucciso mentre andava verso la chiesa, a guidare una liturgia della Parola per i fedeli di quella zona senza sacerdote residente.
Testimoni e missionari della vita, con la loro vita, che hanno offerto fino alla fine, totalmente, gratuitamente, per gratitudine.
La morte di suor Luisa Dell’Orto l’ha rivelata al mondo
“Suor Luisa è diventata testimone in tutta la sua vita, tutti la ricordano come suora esemplare ma è stata la sua morte a rivelarne la presenza agli occhi del mondo. La morte è stata l’occasione in cui il mondo si è accorto di sr Luisa, che aveva fatto della sua vita un dono.” Così Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ricorda la Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld.
Suor Luisa Dell’Orto è stata uccisa il 25 giugno 2022 a Port-au-Prince, capitale di Haiti, rimasta vittima molto probabilmente di un tentativo di rapina. Gravemente ferita in seguito a un’aggressione armata, è stata portata d’urgenza all’ospedale dove si è spenta poco dopo, due giorni prima di compiere 65 anni.
La notizia ha prodotto un fortissimo impatto a Port-au-Prince dove “seur Luisa”, come la chiamavano, era molto conosciuta e molto amata. Da vent’anni si occupava in particolar modo dei bambini di strada presso Kay Chal, “Casa Carlo” in un sobborgo poverissimo di Port-au-Prince. Un luogo sicuro e accogliente per centinaia di bambini che altrimenti vivrebbero in strada.
Nata a Lomagna (Lecco) il 27 giugno 1957, Suor Luisa era entrata nella Congregazione delle Piccole sorelle del Vangelo di Lione dopo la laurea in Storia e Filosofia e nel 1987 era partita per il Camerun, dove visse a Salapombe, in una foresta tra i Pigmei Baka fino al 1990. Nel 1994 conseguì la laurea in Teologia in Svizzera e dal 1997 al 2001 è stata missionaria in Madagascar dedicandosi alle varie attività pastorali, prima di partire per Haiti.
“Forse nessuno di noi è capace di sostituire sr Luisa ad Haiti, paese così tribolato – continua l’arcivescovo Delpini – però ciascuno di noi è capace di essere presente nell’ambiente in cui vive come testimone del vangelo, come persona che con i gesti minimi, che con l’attenzione alle singole necessità e alle singole persone che incontra dice la verità del vangelo. Ecco come si è testimoni del vangelo: imparando da coloro che con la morte hanno insegnato a vivere, imparando a vivere”.
Kay Chal, un’oasi sicura per i bambini
“Vengono dopo la scuola, a fare i compiti – raccontava all’inviata di Avvenire suor Luisa nel gennaio 2020 – Sanno che fino alle 17 si studia. Poi facciamo altre attività: dal ballo al basket. E ad organizzare i gruppi sono i nostri ex alunni cresciuti che vogliono restituire quanto hanno ricevuto”.
Il centro Kay Chal offre uno spazio sicuro a centinaia di bimbi del poverissimo quartiere di Port-au-Prince nel quale si trova, a Cité Okay, baraccopoli di mattoni lamiere. Il cortile di Kay Chal è un via vai di ragazzini.
Nel 2002 quando è arrivata ad Haiti la struttura esisteva già, ma è proprio suor Luisa ad occuparsi della sua ricostruzione dopo il catastrofico terremoto del 2010, anche grazie ai fondi raccolti da Caritas italiana con la maxi-colletta, promossa dalla Cei.
“Non c’è un solo spazio per i bambini – spiegava suor Luisa – Né per studiare né per giocare. Kay Chal è l’unica oasi dove possono incontrarsi, stare insieme, fare i compiti, vivere la loro infanzia troppo spesso rubata o ridotta in catene». Non era un modo di dire. Molti bambini del centro infatti erano “restavek”, cioè domestici tuttofare in famiglie che li ricevevano promettendo ai genitori l’illusione di un’istruzione.
Suor Maria De Coppi non ha abbandonato il Mozambico
La sera del 6 settembre 2022 nella missione di Chipene, nord del Mozambico, un gruppo terroristico attacca la missione e uccide suor Maria De Coppi, missionaria comboniana di 84 anni. Originaria di Vittorio Veneto, era nel paese africano da quasi 60 anni, dal 1963.
“Ho raggiunto la mia destinazione – raccontava suor Maria nell’ultima intervista, raccolta dall’Ufficio Missionario della diocesi di Vittorio Veneto – dopo 31 giorni di nave. E dopo aver imparato il portoghese, com’era d’obbligo”. E ancora “Ho vissuto in questo Paese momenti belli e difficili: prima quelli della colonizzazione, poi della guerra, quindi della pace e, purtroppo del terrorismo”.
Nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2022 gli assalitori hanno distrutto le strutture della missione, tra cui la chiesa, l’ospedale e la scuola primaria e secondaria. Suor Maria è stata colpita da un proiettile alla testa, morendo all’istante, mentre cercava di raggiungere il dormitorio dove si trovavano le poche studentesse rimaste. Sono riusciti a mettersi in salvo le altre due missionarie comboniane e i due missionari della diocesi di Concordia-Pordenone.
Purtroppo la presenza di gruppi terroristici che si richiamano allo Stato Islamico rendono estremamente instabile la provincia di Nampula, assieme a quella di Cabo Delgado. Suor Maria conosceva bene i rischi del rimanere insieme al popolo mozambicano, ma non ha mai smesso di denunciare le ingiustizie subite dalla popolazione.
Mons. Sithembele Sipuka, Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa meridionale (SACBC), sottolinea che “suor Maria si unisce a tante vite innocenti che sono state brutalmente stroncate… la sua è stata la morte di una martire, perché non ha abbandonato i poveri anche in questi tempi difficili”.
Suor Maria aveva acquistato la cittadinanza mozambicana e ormai si sentiva “parte di quella terra e di quel popolo in mezzo al quale ho vissuto la mia vita”. Raccontava: “Oggi a Nampula c’è una estrema povertà. Cerco di star vicina alla gente soprattutto ascoltando quanto mi raccontano. Nonostante la povertà materiale, l’ascolto dell’altro resta un dono grandissimo, è riconoscergli dignità”.
I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli. Perciò, in ultima analisi, il vero testimone è il “martire”, colui che dà la vita per Cristo, ricambiando il dono che Lui ci ha fatto di Sé stesso. (Papa Francesco)
A cura di Elena Cogo