Cento anni fa fu fondata l’Unione missionaria del clero (oggi chiamata Pontificia unione missionaria), un’associazione (di clero, religiosi e laici) che si propone di suscitare nella chiesa la passione per la missione, di contribuire alla formazione missionaria e a spingere le comunità cristiane a cooperare all’evangelizzazione. Nel 1916 l’Unione fu approvata da papa Benedetto XV. Essa ha come fine specifico l’incremento e l’espansione delle missioni attraverso l’impegno di coloro che, sul campo, hanno risposto all’invito di Gesù: “Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…” (Mt 28,19). Il suo scopo è soprattutto quello di sostenere e rendere la chiesa in grado di svolgere l’evangelizzazione, con più missionari, con il clero locale e laici impegnati. Il fondatore dell’Unione missionaria, il beato p. Paolo Manna, insieme a S. Guido Conforti, co-fondatore, erano convinti che, finché preti e vescovi non fossero stati convertiti e coinvolti nell’idea missionaria, le missioni sarebbero rimaste in mano a quel manipolo di annunciatori, assolutamente insufficienti per l’opera universale della chiesa. Si pensò dunque a un’associazione del clero il cui unico obiettivo fosse animare e infondere il desiderio missionario nei pastori, nei formatori delle comunità. Solo a questa condizione, tutte le comunità sarebbero potuto diventare missionarie. I presbiteri hanno un ruolo insostituibile nell’annuncio del vangelo e nell’educazione di una coscienza missionaria nei laici.