Se chiediamo a un motore di ricerca, o se preferite alla ormai famosa intelligenza artificiale, cosa si intende per stili di vita ne ricaviamo una lista di “best practice”, comportamenti quotidiani che influenzano la salute e il benessere psico-fisico della persona. Dall’attività fisica, possibilmente all’aperto, all’alimentazione sana, il riposo, la gestione dello stress, le relazioni sociali. Un elenco di “buone azioni” che ognuno può mettere in pratica per la propria salute, per il benessere presente ma anche per quello futuro, da questo punto di vista una sorta di investimento per il proprio domani.
Ecco, gli stili di vita di cui parliamo in questo articolo hanno lo stesso significato. Solo che invece di essere riferiti al singolo individuo, si aprono al mondo mettendo al centro l’umanità e il creato.
Sono stili di vita che, se adottati da ogni persona, assicurano la salute e il benessere della collettività, comportamenti quotidiani che diventano un investimento per il futuro, per l’ambiente e le nuove generazioni.
Lo stile della sobrietà per essere liberi
Per parlare di stili di vita non possiamo che iniziare dalle basi. “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due. (…) E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa…” (Mc 6,7-13)
Insieme, a due a due, con solo il necessario: è questa la sintesi, potremmo dire, dello stile missionario.
All’Angelus di qualche tempo fa, Papa Francesco nel commentare il Vangelo afferma “comunione e sobrietà sono valori indispensabili per una Chiesa veramente missionaria, a tutti i livelli” e parla della necessità di adottare uno stile di vita improntato alla sobrietà “per essere liberi”. Mentre “il superfluo ti fa schiavo”, vivere con il necessario favorisce la condivisione con i fratelli più bisognosi e facilita l’apertura alla fede.
L’energia positiva del cambiamento
Alla sobrietà e all’essenzialità si ispirano da sempre gli stili di vita di cui parla Adriano Sella, promotore del movimento Gocce di Giustizia e coordinatore delle Reti nazionali per Nuovi Stili di Vita, tra i primi promotori di una “rivoluzione” che parte dalle azioni quotidiane della gente comune per arrivare ai vertici e alle istituzioni. I principi base sono sempre gli stessi: cambiare il rapporto che ognuno di noi ha con le cose, passando dal consumismo al consumo critico, dalla dipendenza alla nuova sobrietà; con le persone, recuperando la ricchezza delle relazioni umane, fondamentali per la felicità e il gusto della vita; con la natura, passando dall’uso indiscriminato delle risorse alla responsabilità ambientale; con la mondialità, passando dall’indifferenza alla solidarietà, dall’assistenzialismo alla giustizia sociale. La tematica quindi non riguarda solo il livello materiale, è in realtà molto più ampia.
In uno dei suoi ultimi libri, L’energia positiva del cambiamento (Paoline, 2023) Adriano Sella si ispira all’enciclica Laudato si’ per coniugare gli stili di vita in un’ottica di ecologia integrale. Se prima gli stili di vita erano visti prevalentemente come azioni concrete, ora dal livello materiale si passa a quello spirituale, includendo anche pensieri e atteggiamenti positivi che possono fare la differenza. Infatti, come spiega Adriano Sella, “le buone attitudini generano l’azione concreta”, intendendo con il termine buone attitudini “gli atteggiamenti costruttivi intrisi di pensieri positivi, di intenti spirituali e di predisposizioni psicologiche sane”.
E si serve dell’esalogo per descrivere i sei aspetti di cambiamento, a cui corrispondono altrettanti tipi di ecologia:
- Ecologia mentale e verbale_ tempo di smettere di lamentarsi
- Ecologia del cuore_ tempo di credere al potenziale dell’amore
- Ecologia della bellezza_ tempo di annunciare il buono, il vero e il bello
- Ecologia relazionale_ tempo di dare priorità alle relazioni, non alle cose
- Ecologia della concretezza_ tempo di mettere le mani in pasta
- Ecologia eco-umana_ tempo di cambiare i nostri stili di vita
“Mi piace definire la spiritualità del cambiamento – continua Sella – come una grande energia positiva che anima l’azione e ci fa vivere bene ogni attimo del quotidiano, rinvigorendo la vita giornaliera e facendola diventare bella, sana, piacevole e intrisa di amore”.
Consumo critico e dimensione collettiva
Gli stili di vita rivisti alla luce della Laudato si’, dunque. Non stupisce, dal momento che l’enciclica, come riportato dal mensile Aggiornamenti Sociali, vuole essere “non tanto un documento da leggere, ma un itinerario da vivere in vista di impegni da assumere e comportamenti da attuare tenendo conto delle molteplici crisi odierne”.
E infatti nell’ultimo capitolo dedicato all’educazione e alla spiritualità ecologica, papa Francesco elenca alcuni comportamenti virtuosi “come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via”.
Ma non basta. La politologa e saggista Chiara Tintori individua due ambiti fondamentali presi in causa dall’enciclica: il consumo critico, opposto al consumismo, e la dimensione collettiva, contrapposta a quella privata.
Il consumo critico tiene conto della sostenibilità ambientale e sociale della filiera produttiva, sperimenta proposte alternative, predilige quello che è più vicino, locale. Non a caso, è dal consumo critico che nascono anche i gruppi di acquisto solidale, le banche del tempo e i bilanci di giustizia, privilegiando proprio la dimensione collettiva di alcune buone pratiche nella ricerca di soluzioni comuni a problemi socio-ambientali.
Ridurre produzione e consumi
Fra i maggiori teorici del consumo critico e fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo c’è Francesco Gesualdi, saggista e attivista italiano, nonché allievo di don Lorenzo Milani alla Scuola di Barbiana. Anche lui porta avanti la proposta del consumo critico, di nuovi stili di vita, di nuovi assetti sociali ed economici capaci di coniugare sobrietà con piena occupazione e diritti fondamentali per tutti.
“La società è il risultato di regole e di comportamenti – spiega Gesualdi su Avvenire – e se tutti ci comportassimo in maniera consapevole, responsabile, equa, solidale, sobria, non solo daremmo un altro volto al nostro mondo, ma obbligheremmo il sistema a cambiare anche le sue regole”.
Prima però, continua Gesualdi, occorre cambiare la nostra idea di ricchezza, che non è solo quella materiale legata al denaro. “Siamo anche dimensione affettiva, intellettuale, sociale, per cui è ricchezza anche l’abbraccio, il dialogo in famiglia, la lettura, la contemplazione. La grande sfida dell’umanità è come organizzarsi a livello economico, urbanistico, sociale, per lasciare a ogni dimensione il giusto tempo e il giusto modo per potersi sviluppare”.
E allora ecco che diventa indispensabile rivedere anche il tema del lavoro, scrive Gesualdi su Altreconomia. Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo parla in particolare della necessità di ridurre produzione e consumi per imparare a garantirci da vivere senza bisogno di crescita. Se l’obiettivo è quello di garantire sicurezze, “avere di che mangiare, coprirsi, muoversi, studiare, curarsi”, forse la domanda corretta da porsi non è “come possiamo creare lavoro”, ma “come possiamo garantire a tutti la possibilità di vivere dignitosamente utilizzando meno risorse possibile e producendo meno rifiuti possibile”.
A cura di Elena Cogo