Missionari nel sesto continente

Il mondo del digitale e dei social media come nuova frontiera missionaria. È questo il “sesto continente” da evangelizzare, un luogo in cui vivere la missionarietà e incontrare l’altro, raggiungerlo con la bellezza e l’autenticità del messaggio di Dio, in uno scambio che è anche intergenerazionale.

Testimoniare Cristo nel continente digitale è davvero una sfida, dice papa Francesco, “un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale”.


 

Testimoni autentici nel web

La cultura digitale è una dimensione cruciale della testimonianza della Chiesa nella cultura contemporanea” si legge nella Relazione di Sintesi del Sinodo dei Vescovi, che ha dedicato un intero capitolo ai “Missionari nell’ambiente digitale”.

L’attenzione verso il continente digitale, da diversi anni presente anche in ambito missionario, ha trovato nuova linfa nel periodo della pandemia: il lockdown imposto dal covid ha fatto sì che ci si organizzasse per trasmettere in streaming la Messa, per continuare attraverso piattaforme digitali incontri e percorsi formativi, per mantenere vivi i contatti anche servendosi dei social media.

Oggi si parla di “sesto continente”, quello del digitale e dei social appunto, come di uno spazio che chiede di essere evangelizzato, all’interno del quale si può esercitare ascolto, dialogo e incontro. Un ambiente che diventa occasione per mettere in atto quel modello di Chiesa proposto da papa Francesco: sinodale, in cammino e in uscita, anche verso il web.

Trovare gli strumenti adatti per essere testimoni autentici all’interno del continente digitale rappresenta sicuramente una delle sfide più grandi.

Tenendo conto anche del fatto che si tratta di un confronto intergenerazionale, un dialogo tra generazioni diverse, tra “immigrati digitali” e “nativi digitali”. Il sesto continente è quello infatti abitato in particolare dai giovanissimi. “I giovani che pure cercano la bellezza – come si legge nel documento – ma che hanno abbandonato gli spazi fisici della Chiesa in cui cerchiamo di invitarli, a favore degli spazi online. Ciò implica la ricerca di modi nuovi per coinvolgerli e offrire loro formazione e catechesi”.

Internet, nuova terra di missione

Vale ancora la pena per la Chiesa investire nei mezzi di comunicazione sociale? Se lo chiede Anna Moccia, direttrice della rivista missionaria online Terra e Missione, intervenuta all’assemblea Generale dell’Animazione Missionaria a Roma qualche mese fa. La risposta è sì.

Se oggi vogliamo incarnare e testimoniare la bellezza dell’esperienza cristiana – spiega Moccia – non possiamo non stare, da credenti e con i nostri mezzi, nel mondo dei mass media. Proprio perché ci troviamo in questo tempo di precarietà possiamo dare ai giovani, in questi spazi che loro frequentano quotidianamente, una lettura della realtà alla luce del Vangelo, per portare loro una parola di speranza”. E continua: “Dunque i social media sono indispensabili nel mondo di oggi se appunto si vuole arrivare ai ragazzi, anche se bisogna utilizzarli nella giusta dose e con cautela”.

I social non possono sostituire la testimonianza o il racconto di un amico che ha vissuto in prima persona l’esperienza missionaria, ma costituiscono un elemento rafforzativo della comunicazione, possono in qualche modo influenzare una scelta.

Internet non è visto soltanto come uno strumento di evangelizzazione ma è un nuovo territorio di missione perché trasforma il nostro modo di vivere le relazioni e di percepire la realtà”.

Un modello di missione nel continente digitale

Un esempio concreto di missione nel “sesto continente” viene dall’esperienza dei missionari saveriani. Nel 2023 è stato ordinato sacerdote Pietro Rossini, giovane giornalista e missionario inviato non in un Paese, bensì proprio nel continente digitale. Tra i suoi compiti: girare le diverse missioni dei saveriani nel mondo per raccontarle attraverso i nuovi media.

Padre Rossini non è solo in questo impegno. La famiglia Saveriana ha preso sul serio la sfida dell’evangelizzazione del continente digitale dando vita, già nel 2016, a MissioNET, un’equipe ad hoc con lo scopo di annunciare il Vangelo anche in rete. Spiega proprio p. Rossini come, nei primi anni di lavoro di MissionNet, sono stati realizzati centinaia di video sulla vita missionaria, diventando un’attiva presenza nel web. “Tuttavia, la Congregazione si è resa conto che un lavoro di tale portata non può essere relegato nelle mani di una sola persona. Per questo è nata l’idea di formare giovani Saveriani per questa missione in rete, che si esprime con una presenza professionale di Saveriani nel mondo digitale. Siti web, social, video, radio, podcast, articoli su giornali online e offline, e molto altro, sono soltanto mezzi e luoghi dove i Saveriani sono chiamati a vivere la loro missione di “far conoscere Gesù a chi ancora non lo conosce”.

L’intelligenza artificiale secondo papa Francesco

La Relazione di Sintesi del Sinodo non è l’unico documento nel quale si affronta il tema della comunicazione nel mondo digitale. Anzi, in questi anni la Chiesa ha espresso, soprattutto attraverso papa Francesco, un atteggiamento fiducioso e aperto, soffermandosi ad esempio su argomenti cruciali come quello dell’intelligenza artificiale.

Nel messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali si legge: “I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere”.

L’uso dell’intelligenza artificiale potrà contribuire positivamente nel campo della comunicazione “se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa.

E ancora: “In un’ottica più positiva – scrive papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale”.

Non possiamo però presumere che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale apporti un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli, “tale risultato positivo sarà possibile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali come l’inclusione, la trasparenza, la sicurezza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità”. In definitiva, il modo in cui la utilizziamo per includere gli ultimi, cioè i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi, è la misura rivelatrice della nostra umanità”.

I territori online non sono altro che proiezioni della nostra umanità creata e creativa. Narrarsi e rappresentarsi in modo autentico è quindi il compito a cui ogni cristiano è chiamato”.

Massimiliano Padula, docente di Scienze della comunicazione sociale alla Pontificia Università Lateranense, intervista di Terra e Missione

 A cura di Elena Cogo