28 giugno 2022, 71 persone soccorse, almeno 30 tra dispersi e morti, tra cui 8 bambini.
25 maggio 2022, 110 naufraghi di cui 76 dispersi.
24 maggio 2022, 17 superstiti, 3 dispersi, 4 morti.
20 maggio 2022, 44 sopravvissuti, 10 dispersi, 3 morti.
Potremmo continuare all’infinito e lasciar parlare solo i numeri. Anche se a un certo punto si rischierebbe di considerarli solo numeri. Quando invece sono persone. Padri, madri, sorelle, fratelli, figli, nipoti. Persone care per qualcuno, vite che si sono perse per sempre con il loro carico di attese, speranze e sogni nel Mediterraneo, “cimitero senza lapidi” come l’ha definito papa Francesco.
L’8 luglio si è celebrata la Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo e accanto alla sicuramente importante lettura ambientalista, c’è quella purtroppo sempre tristemente attuale dei naufragi. Il mese scorso l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) ha diffuso i dati delle vittime dei naufragi del 2022. Sono stati almeno 690 i morti nel Mediterraneo da inizio anno.
Rotta migratoria del Mediterraneo, la più mortale
L’episodio recente più grave risale alla notte del 25 maggio scorso. Al largo delle acque della Tunisia l’ong Open Arms ha trovato un’imbarcazione in condizioni critiche, l’instabilità dovuta al peso dell’acqua imbarcata ha fatto rovesciare il barcone con almeno 100 persone a bordo. 24 sono state tratte in salvo. “Tutti sapevano cosa sarebbe successo”, riferiscono da Open Arms. “Questa è omissione di soccorso. È difficile comprendere l’inerzia deliberata delle autorità di Tunisia, Malta e Italia, su un caso così chiaro; barca molto instabile con più di 100 persone alla deriva per diverse ore senza risposta, pur avendo avvertito delle sue gravi condizioni. È inaccettabile”.
Secondo il ministero dell’Interno, quest’anno sono arrivati in Italia 17.900 migranti via mare, contro i 13.700 dell’anno scorso nello stesso periodo. Dati comunque bassi se paragonati alle oltre 180.000 persone sbarcate nel 2016. Pur in assenza di una crisi migratoria vera e propria, “è chiaro che c’è un’emergenza umanitaria perché le persone continuano a morire” afferma Flavio di Giacomo, portavoce dell’Oim.
Ed è proprio la rotta migratoria del Mediterraneo quella considerata più mortale al mondo. Nel 2021, secondo Missing Migrants, si sono contate ben 2.048 vittime.
Conflitto in Ucraina e migrazioni per fame
Alla luce del conflitto in Ucraina, è molto probabile un aumento importante dei flussi migratori verso l’Europa. Se nel 2020 i paesi dell’Africa hanno importato da Russia e Ucraina derrate agroalimentari per il valore di circa 7 miliardi di dollari, ora l’approvvigionamento ha subito una battuta d’arresto. Soprattutto per Africa e Sud Est Asiatico che, a causa dei prezzi alti, non hanno la possibilità di accedere ad altri mercati, come avvenuto invece per l’Europa. A conferma di ciò le prime rivolte per il pane si sono già verificate in Tunisia e Sudan.
D’altra parte, già prima dell’invasione dell’Ucraina, i prezzi erano in forte aumento a causa dei cambiamenti climatici e della pandemia. Ora, secondo la Fao, l’indice dei prezzi alimentari è aumentato del 12,6% da febbraio a marzo 2022: il valore più alto mai registrato. E secondo il World Food Programme, una guerra prolungata potrebbe far crescere la fame acuta del 17% a livello globale trascinando nell’insicurezza alimentare 174 milioni di persone.
Europa e Africa hanno un destino comune
Non respingere i migranti mentre sono sulle navi. Sull’argomento è intervenuto in questi giorni il presidente Sergio Mattarella all’assemblea parlamentare di Lusaka durante la visita di Stato in Zambia. “Il presidente zambiano ha detto a Strasburgo che serve l’apertura di canali formali per arrestare il problema dei migranti alla fonte lavorando insieme, nella convinzione che non sia salutare respingere le persone sulle navi una volta che hanno avuto accesso nei vostri Paesi mentre è possibile evitare questo in anticipo, in modo proattivo. Io sottoscrivo queste parole“. Il presidente ha sottolineato che l’apertura di questi canali sarebbe un contributo importante anche per ridurre la migrazione illegale.
Le crisi internazionali che stiamo vivendo, da quella pandemica a quella climatica, e prima ancora la guerra scatenata dalla Russia, “aprono a spinte accentuate di nuove emigrazioni. Oggi rischiamo un nuovo impoverimento, rappresentato dall’emigrazione disordinata e irregolare verso Occidente di tante energie giovanili che sarebbero utili allo sviluppo del continente“.
Unione europea e Africa hanno un destino comune. “Le numerose distorsioni al commercio internazionale e al flusso di merci e persone – ha aggiunto il Presidente della Repubblica – hanno riportato al centro della riflessione, soprattutto a livello europeo, l’esigenza di creare partenariati più solidi con le regioni più vicine. È la conferma – ove ve ne fosse stato bisogno – del valore della cooperazione euro-africana e della comunanza di destino dei due continenti“.
“L’Africa è il presente su cui investire per promuovere un futuro migliore – ha affermato Sergio Mattarella – Oltre il 60% dei 1,4 miliardi di africani ha meno di 25 anni e entro il 2050 si stima che i giovani africani costituiranno oltre un quarto della forza lavoro mondiale. Abbiamo una responsabilità condivisa: le enormi potenzialità, che possono recare beneficio all’intera umanità, non devono andare disperse“.
A cura di Elena Cogo