“C’è un diritto umano fondamentale che non va dimenticato nel cammino della fraternità e della pace: è la libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni” scrive papa Francesco nella Fratelli Tutti. Ciò malgrado, secondo la WORLD WATCH LIST 2022 pubblicata da Porte Aperte all’inizio di quest’anno, la persecuzione dei cristiani nel mondo è in costante crescita e interessa oltre 360 milioni di persone.
Top ten dei paesi più pericolosi per i cristiani
Superano i 360 milioni i cristiani perseguitati nel mondo. Questo significa che 1 cristiano su 7 sperimenta un livello alto di persecuzione e discriminazione a livello globale. Nello specifico: 1 cristiano ogni 5 in Africa; 2 cristiani ogni 5 in Asia e 1 ogni 15 in America Latina.
È questo il primo dato che emerge dall’ultimo rapporto di Porte Aperte sulla persecuzione anticristiana che redige la lista dei primi 50 paesi di questa triste classifica. Negli ultimi anni l’aumento è stato costante, raggiungendo quest’anno il suo apice.
Dopo 20 anni al vertice, la Corea del Nord di Kim Jong-un scende al 2° posto e lascia il podio all’Afghanistan, che diventa così il paese più pericoloso al mondo per i cristiani. Seguono Somalia, Libia e Yemen. Se ci fermiamo ad analizzare le prime 5 posizioni, vediamo che ben 4 sono le nazioni islamiche, a conferma del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana. Al 6° posto si conferma l’Eritrea, seguita dalla Nigeria che è però la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo. E poi Pakistan, Iran e India a chiudere la top ten.
In aumento anche il numero di cristiani uccisi per motivi legati alla fede, passato dai 4.761 casi registrati nella WWL 2021 ai 5.898 della WWL 2022, di cui 4.650 solo in Nigeria.
5.110 sono le chiese attaccate, 6.175 i casi di detenzioni e arresti, di cui 1.315 nella sola India. Accanto alla violenza, che certamente suscita più scalpore, c’è la pressione fatta di vessazioni quotidiane, dagli effetti altrettanto devastanti per le comunità cristiane. Discriminazione sul lavoro, pressioni per rinunciare alla propria fede da parte dei membri della famiglia, essere gli ultimi della fila per gli aiuti e le medicine (in particolare durante il Covid), una burocrazia che impedisce l’autorizzazione delle chiese, e molto altro.
Situazione Afghanistan
Sono 76 i paesi nel mondo dove si registra un livello alto, molto alto o estremo di persecuzione anticristiana. Ci soffermiamo sulla situazione dell’Afghanistan, quest’anno sul podio della classifica dei paesi più pericolosi per i cristiani. Dal report emerge un quadro scioccante di una ormai piccola comunità cristiana, che vive nascosta. Situazione forse esacerbata dalla presa di potere dei talebani, ma dove la libertà religiosa non esisteva già da ben prima.
Qui una volta scoperti, gli uomini cristiani vengono quasi sicuramente uccisi, mentre donne e ragazze diventano bottino di guerra, date in moglie a giovani combattenti talebani, oppure violentate e introdotte nella tratta. Per scovare i cristiani, oltre a cercarli casa per casa, il nuovo governo talebano ha ottenuto l’accesso a documenti che permettono di identificare i fedeli, arrestarli per arrivare alle loro reti e poi ucciderli. Per questo gran parte della popolazione cristiana è scappata nelle regioni rurali o nei campi profughi delle nazioni vicine.
Pastore di chiesa seduto su ciò che rimane della sua casa distrutta dalla violenza Fulani in Nigeria – WWList Porte Aperte
Chiesa profuga e modello Cina
Il fenomeno della chiesa “profuga” è uno degli aspetti che emergono dal report. Sempre più cristiani fuggono dalla persecuzione. Ad esempio dalla violenza islamista nella regione del Sahel, o dall’arruolamento forzato in Eritrea, dal conflitto civile in Sudan, dalla repressione statale in Iran, dall’oppressione familiare dovuta alla loro fede. La gran parte rimane nella propria regione, sfollata nel paese o come rifugiata in nazioni vicine. In alcune parti dell’Africa Subsahariana, la popolazione cristiana è di fatto quasi sparita e centinaia di chiese sono state chiuse in Nigeria, Burkina Faso, Mali, Niger.
Altro aspetto interessante che viene messo in luce dal report è il cosiddetto “modello Cina”, ovvero il controllo centralizzato sulla libertà di religione, oggi purtroppo emulato anche da altri paesi. A Cuba leader cattolici e protestanti che hanno parlato di giustizia sociale sono stati arrestati, torturati e multati. In Nicaragua e in Venezuela i partiti al potere hanno promosso campagne diffamatorie contro vescovi cattolici, cancellato permessi di registrazione e chiuso chiese. E ancora Sri Lanka, Myanmar, Malesia e altri stati dell’Asia Centrale: tutti hanno aumentato le restrizioni all’insegna della visione “Un paese, un popolo, una religione”.
Tra le religioni è possibile un cammino di pace. Il punto di partenza dev’essere lo sguardo di Dio. Perché «Dio non guarda con gli occhi, Dio guarda con il cuore. E l’amore di Dio è lo stesso per ogni persona, di qualunque religione sia». (Papa Francesco, Fratelli Tutti)
A cura di Elena Cogo