Le strade della missione

Kofale, 1 ottobre 2019

Oggi abbiamo terminato il primo incontro di formazione per agenti di pastorale che in quest’anno vorremmo accompagnare perché siano un po’ gli animatori e catechisti delle piccole e giovani comunità cristiane della Prefettura di Robe: loro ci aiuteranno a far crescere queste comunità cristiane che sono distribuite nell’ampia zona di questa giovane Chiesa. Erano solo sei in rappresentanza di tre comunità: per noi un richiamo alle parabole evangeliche del granello di senape, del lievito, del seme. Non ci spaventiamo o demoralizziamo, piuttosto siamo consapevoli di camminare con questa Chiesa che cerca di mettere insieme le disponibilità che si trovano nelle piccole comunità cristiane (in questa zona del sud dell’Etiopia i cristiani cattolici sono meno dell’1% della popolazione); in ogni caso don Stefano, Elisabetta ed io cerchiamo di offrire quanto ci sta a cuore per la missione affrontando anche qualche difficoltà o incomprensione per una proposta di formazione che riteniamo fondamentale. Jamal ci accompagna come valido collaboratore, mediatore linguistico e responsabile dell’area pastorale della Prefettura Apostolica. In questo primo momento di formazione ci sentiamo in sintonia con la prima comunità cristiana che negli Atti degli Apostoli si mostra nella sua bellezza e autenticità (anche nella difficoltà e fragilità). Terminato l’incontro, per motivi organizzativi noi tre missionari prendiamo strade diverse per rientrare a casa: don Stefano ed Elisabetta vanno a visitare una scuola che stiamo cercando di sostenere, la scuola di Dinsho; io, accompagnato da tre partecipanti alla formazione, rientro a casa con il trasporto semipubblico (una serie di furgoncini che fanno la spola fra un paese e l’altro).

Visitare la scuola di Dinsho è un piccolo impegno che ci siamo dati in questo periodo. Per noi è un primo contatto con questa realtà già conosciuta dal nostro Centro Missionario di Padova: ci interessa incontrare qualcuno del personale, magari i bambini, raccogliere qualche informazione, fare qualche foto… trasmettere il nostro interesse per una realtà educativa che certamente ha bisogno di essere sostenuta, valorizzata, accompagnata e forse anche potenziata in vari ambiti.

Il mio rientro in furgoncino è una avventurosa occasione per conoscere l’ordinarietà delle persone che si muovono, nello stesso tempo mi permette di sperimentare le semplici relazioni di chi ti siede accanto. Con gli amici accompagnatori cerco di esercitare la mia conoscenza della lingua (poche parole, espressioni semplici, qualche domanda…); chi mi siede accanto esprime la sua felicità nel sapere che uno straniero sta imparando la sua lingua. È bello comunicare con la gente, potrebbe essere l’inizio di una semplice missione, quella che ti avvicina all’altro, ti mette in dialogo e ti arricchisce (io qui ho molto da imparare). Dopo un po’ di strada, quando il furgoncino è meno stipato e ci troviamo in poche persone, qualcuno chiede notizie sulla mia destinazione e sulla presenza in questo posto dell’Etiopia. Io dico le cose essenziali e poi i miei accompagnatori completano le informazioni sulla missione cattolica: il discorso, nella semplicità, vuole trasmettere il senso del nostro impegno missionario fatto di annuncio del Vangelo e di vita cristiana nella comunità: forse per quel giovane interlocutore rimarrà un punto di domanda, ma… di strada anche noi missionari ne dobbiamo ancora fare prima che il Vangelo sia un dono per tutti.

Ormai è sera e ci ritroviamo in casa a raccontarci la nostra giornata fatta di strada, luoghi e di incontri. È il semplice inizio di questo mese missionario straordinario che ci fa gustare i piccoli passi che stiamo facendo nell’imparare una lingua, crescere nel nostro impegno missionario che cerca, fra le altre cose anche come aiutare i bambini di Dinsho ad avere una scuola dove possano crescere e giocare insieme.

Nicola De Guio

Missionario fidei donum in Etiopia


Care comunità cristiane del Vicariato di Asiago,

con queste righe ci sentiamo di condividere con voi l’inizio di questo Ottobre Missionario Straordinario, mese dedicato alle missioni, attraverso il quale quest’anno il Santo Padre ci invita a dedicarci ancora di più al nostro impegno missionario (nella sua lettera dice: “tutti i fedeli abbiano veramente a cuore l’annuncio del Vangelo e la conversione delle loro comunità in realtà missionarie ed evangelizzatrici”). Battezzati e Inviati’ è su questo che il Papa ci chiede di concentrarci in questo mese. Un riscoprirci cristiani, annunciatori di quel grande e unico amore che Cristo ci ha donato. Ogni giorno che trascorriamo qui nella missione in Etiopia assieme alla gente e alle piccole comunità cristiane, ci ricorda quanto grande sia il dono che abbiamo ricevuto con il Battesimo, e quanto esso ci chiami a testimoniarlo e viverlo ogni giorno. Un dono, l’amore del Vangelo, che ci chiama a vivere e a donarci come Gesù Cristo ha fatto per noi, innanzitutto facendoci piccoli come bambini per riscoprire quella fede genuina e sincera che ci è stata donata fin dai nostri primi passi, ma che alle volte rischiamo di dimenticare. Proprio durante questo mese abbiamo l’occasione di riscoprire quella fede che abbiamo ricevuto nel Battesimo e così poterla testimoniare e donare a tutti coloro che incontriamo. Come ci ricorda Papa Francesco nel suo messaggio ai giovani per la giornata missionaria mondiale 2019: “Ogni uomo e donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trova a vivere sulla terra. Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età, sente come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza. […] Ognuno di noi e chiamato a riflettere su questa realtà: «Io sono una missione in questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo». […] Questa trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore.”

Ma attraverso questo mese ci viene anche ricordato che siamo ‘Inviati’, inviati ad annunciare come gli Apostoli la Buona Novella custodita nella gioia del Mistero Pasquale. Una chiamata che abita ciascuno su questa terra, noi e voi, nel nostro essere Figli di Dio, di un Dio che ci ha donato tutto. Ed è proprio a questo che siamo chiamati: incamminarci lungo le strade della missione, che sono le nostre comunità cristiane, la nostra Diocesi, la Chiesa di Gesù Cristo presente in tutto il mondo e donare ad ogni persona che incontriamo ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto, attraverso quei piccoli gesti quotidiani che possono essere segno di un grande amore.

Care comunità, vi auguriamo di vivere pienamente questo Mese Missionario riscoprendo la gioia, come comunità, di essere ‘Battezzati e Inviati’, donando a ciascuna persona che incontrate tutto il bello e buono che custodite. Che lo Spirito Santo continui a guidarvi e a suscitare in voi quell’entusiasmo di annuncio del Vangelo, per poter continuare a crescere come comunità cristiane e come Chiesa.

Un saluto di cuore e un preghiera per tutti voi dall’Etiopia.

Elisabetta Corà

Missionaria laica fidei donum in Etiopia