In ricordo di don Evaristo Mercurio

30 marzo 1999-2018

IXX anniversario dalla tragica morte di don Evaristo Mercurio.

Per fare memoria di questo buono missionario e uomo evangelico abbiamo chiesto ad alcuni presbiteri di sottolinearci alcune sue peculiarità e caratteristiche umane e del suo ministero.

Grazie per riportarci così vicino don Mercurio in questi giorni pasquali.


Don Evaristo è nato il 14 ottobre 1943 a Valnogaredo (PD), ordinato presbitero l’1 Aprile 1967, svolse il ministero pastorale come cappellano a Legnaro, Albignasego e Chiesanuova, poi come parroco a S. Luca d Tribano. Partì come missionario in Ecuador nel 1990 dove svolse il suo ministero nelle diocesi di Tulcàn ed Esmeraldas. Mori il 30 marzo 1999 travolto da un’onda improvvisa del fiume che stava attraversando per andare a visitare alcune comunità del campo in vista della Pasqua.

Per chi desidera è a disposizione in Centro missionario diocesano un libretto dove sono raccolte altre testimonianze su don Evaristo e la sua missione.


Spesso il ricordo che conserviamo delle persone è legato a un episodio o a una circostanza particolare, qualcosa che in loro ci ha colpito o ha fatto vibrare una corda dei nostri intimi sentimenti. Non è il mio caso nei confronti di Don Evaristo Mercurio, di cui ricorre in questi giorni l’anniversario della tragica e inattesa scomparsa.

Con Don Evaristo ho condiviso in Seminario gli anni della adolescenza e della giovinezza, fino all’ordinazione sacerdotale. Poi le nostre strade si sono divise e lo potei incontrare solo sporadicamente in occasione dei miei rari passaggi per Padova.

Quando penso agli anni trascorsi insieme, non mi vengono in mente particolari episodi che lo riguardano ma conservo, scolpita dentro di me, una forte e nitida immagine che, credo, ci consegna di lui quello che era il tratto peculiare della sua personalità e che ha caratterizzato la sua intera esistenza e il suo ministero sacerdotale. Vedo sempre davanti a me il volto di una persona gioiosa, di un sacerdote semplice, sempre sorridente, capace di aprirsi a tutti senza calcoli o riserve. Per quanto mi sforzi di pensare, non ricordo di averlo mai visto imbronciato, arrabbiato o risentito. Amava stare in compagnia e si prestava benevolmente anche agli scherzi camerateschi che hanno da sempre caratterizzato la vita della nostra classe.  E’ così solo chi ha un cuore grande e generoso,  aperto e disponibile a offrirsi e a donare. Non mi meravigliai quando seppi che era partito per la missione: mi sembrò lo sbocco naturale di quello che egli era e di una vita sovrabbondante di generosità.

Ora, pur rattristati per la sua immatura scomparsa, possiamo rallegrarci perché il Signore, proprio nelle circostanze tragiche della morte di Don Evaristo, ci ha lasciato un forte messaggio: la vita ha senso e significato solo se è donata con generosità e senza calcoli. Sappiamo che Don Evaristo è morto per non venir meno a una promessa di ascolto e di attenzione nei confronti di persone in difficoltà. Ci ha lasciato in silenzio e senza messaggi scritti. La sua vita, e la sua morte, sono il più bel testamento che ci rimane di lui e che non dobbiamo dimenticare: quello che conta veramente, quello che rimane oltre la morte, è quello che sappiamo donare con gioia e generosità, per  condividere con gli altri quello che Dio stesso dona a noi.

Mons. Giuseppe Lazzarotto,  Nunzio apostolico 

Compagno di corso ordinati nel 1967


Ricordo molto bene la circostanza in cui don Evaristo è stato “ingaggiato” per la missione in Ecuador. Nel mese di novembre del 1989, con Mons. Antonio Gregori, allora direttore dell’ufficio missionario, ho definito il mio impegno per il seminario di Tulcàn, che sarebbe cominciato l’anno seguente. “Don Evaristo è il tuo compagno? – mi chiede- va’ a fargli la proposta che può venire con te in Ecuador. Sono anni che chiede di entrare nella Società delle Missioni Africane, ma il vescovo non gli dà il permesso. Se vuole essere missionario “Fidei donum” di Padova, il permesso è garantito”. Telefono a don Evaristo, nella parrocchia di San Luca di Tribano. Sarei andato a portargli le foto del viaggio in Brasile. Era un venerdì sera, un gran nebbione; solo chi conosce quei posti, può arrivare fin lì. Dopo che abbiamo visto le foto, ricordando il viaggio, gli presento la proposta: “Andare missionario in Ecuador: il sì del vescovo è già assicurato. Mons. Gregori aspetta che vada tu di persona a dare la tua disponibilità”. E’ sorpreso, tramonterebbe il suo sogno per l’Africa. Dopo circa due mesi dà la sua disponibilità e assieme cominciamo a programmare le tape della preparazione, fino alla partenza: 17 settembre 1990. Don Evaristo era generoso e disponibile, come lo è stato nel 1997, quando da Padova gli è stato chiesto di passare da Tulcàn a Esmeraldas, dove il 30 marzo del ’99 ha incontrato una tragica morte.

Don Silvano Silvestrin, Arciprete di Montegalda

Compagno di corso  ordinati nel 1967 e di missione in Ecuador


19 anni dalla morte del caro don Evaristo. Sembra ieri! Tra il 1998 e il 1999 in Ecuador sono morti improvvisamente tre missionari carissimi: don Luigi Vaccari, don Evaristo e Padre Luis Alfonso, missionario svizzero per tanti anni nella diocesi di Tulcan. Nei confronti di tutti e tre vivevo un legame molto vivo fatto di stima, di ispirazione, di gratitudine per la testimonianza forte e l’aiuto che mi hanno dato in quegli anni di missione. Il ricordo in queste righe si concentra su don Evaristo. Quando arrivai a Tulcan all’inizio del 1994, trovai subito un uomo appassionato e molto legato alla sua gente della parrocchia di Cristo Rey, vicina al Seminario Nuestra Senora de la Paz.  Dinamico, sempre disponibile alle richieste delle persone; indaffarato, ma con un costante sorriso sul suo volto, un volto che sembrava stupirsi in continuazione anche per le cose più’ semplici. Veniva  spesso in seminario, sia per l’insegnamento sia per condividere il pranzo; era lui che spesso ci portava le novità della nostra piccola città, belle o brutte che fossero, ma sempre con animo sereno e ottimista. Quando infine poteva ormai pensare ad un eventuale ritorno in Italia, di fronte alla necessità di una presenza missionaria padovana ad Esmeraldas, si è reso disponibile con il suo consueto entusiasmo e si è lanciato in un campo di lavoro completamente nuovo. Gente, clima, modalità di lavoro pastorale, problematiche da affrontare tutto era nuovo; ma ripartì con l’entusiasmo di un ragazzo. Poi, nella Settimana Santa di quel 1999, il Giovedì Santo ci raggiunse a Tulcan poco prima della Messa crismale la notizia della sua morte, mentre stava attraversando un fiume per andare a visitare i villaggi del campo. Così se ne è andato, nel pieno del suo lavoro, nel cuore della Settimana Santa, pane spezzato per i fratelli, dei quali era pastore buono.

Don Luciano Danese, Arciprete di Conselve

Missionario Fidei donum in Ecuador