Puntata 3 di 6
La fede dei piccoli allarga il cuore
Giovedì 1 giugno, ripartiamo alla volta del villaggio di Sacaí, un’altra piccola comunità dove troviamo la piccola chiesa di sant’Andrea abbastanza malmessa, soprattutto la rampa di scale d’accesso. Per l’impossibilità di entrare, chiediamo al direttore della scuola fondamentale di poter celebrare alla notte nei locali della scuola. Lui gentilmente ci concede la sala della biblioteca. Una rapida visita alle poche famiglie della comunità ci permette di capire che purtroppo la comunità cattolica locale non è molto viva. Noi tentiamo comunque l’invito alla messa della sera. Il caldo è sempre più forte e vedo che anche per i miei compagni di viaggio la situazione non è un po’ critica. Senza ventilatori e con vari insetti che perturbano la pazienza anche del più santo, la sera ci ritroviamo per celebrare, pensando che non avremmo incontrato nessuno. Al contrario di ogni nostra aspettativa, la piccola sala si riempie di molte donne e bambini. È la manifestazione della fede dei poveri e semplici che sentono la necessità di avere un tempo e un luogo di riferimento dove fermarsi a pregare e ad ascoltare la Parola di Dio e a sperimentare il calore di una comunità. Per questo spesso si rivolgono alle chiese evangelico-pentecostali del luogo in assenza del prete cattolico. Forse sono proprio loro, i primi araldi del dialogo interreligioso quando, mettendo in comunione il desiderio di preghiera e di ascolto della Parola di Dio ci insegnano a lasciar da parte ciò che ci divide e a far prevalere ciò che ci unisce: l’amore per Dio e per la sua Parola.
La mattina seguente, il 2 giugno, ci svegliamo già in viaggio verso il piccolo villaggio di Canauini, ma la fermata è breve; il tempo di portare alla scuola fondamentale del luogo il materiale per le pulizie e l’igiene che la Prefettura di Caracaraí ci ha chiesto di portare. Salutiamo i bambini e gli insegnanti e facciamo rotta verso Lago Grande e Terra Preta, altri due piccoli villaggi prossimi l’uno all’altro. Anche in Lago Grande c’è una piccola chiesetta di cui si prende cura una signora che incontriamo subito dopo essere sbarcati. Nei suoi occhi e nelle sue parole un senso di tristezza per la solitudine che sente dentro ad una comunità molto piccola minata dalla presenza di altre chiese che purtroppo hanno come obiettivo la chiusura di tutte le chiese cattoliche… La celebrazione eucaristica della sera restituisce il sorriso e la speranza al gruppo di persone che continuano con fede impressionante a coltivare il cammino della comunità in questo angolo di Amazzonia.
Con un giorno di anticipo sulla tabella di marcia arriviamo al mattino del 4 giugno attraccando al piccolo porto di Cachoeirinha. Ad attenderci il responsabile della comunità che si presenta come prof. Chiquinho. Una persona semplice e gentile che già avevo conosciuto a Caracaraí e che ora ritrovo con piacere. Mi introduce un po’ alla vita e alla storia della piccola comunità fluviale e mi chiede di aiutarlo a ricomporre il coordinamento della comunità che è scesa da sette a tre elementi dopo che quattro persone che la componevano in passato si sono trasferite in altri luoghi. Purtroppo la mancanza di stabilità da parte di molti, soprattutto di insegnanti, dipendenti pubblici, etc, sono costretti a rimanere pochi anni in uno stesso luogo e devono con frequenza affrontare la triste situazione del trasferimento, con tutta o parte della famiglia, oppure se qualcuno di loro vince il concorso pubblico, per prendere posto sono costretti ad accettare l’impiego lontani dalla loro casa e famiglia e spesso in situazioni molto impervie e precarie. Il caso di Jeny, che ha vinto il concorso come insegnante della scuola elementare a Sacaí ed abita a Caracaraí. Lontana da casa, senza mezzi stabili ed efficaci per comunicare con i familiari, trattiene a forza le lacrime che manifestano dolore e nostalgia per non poter aver notizie dei suoi familiari a volte anche per mesi. La sua speranza è di ottenere in pochi anni un trasferimento salvaguardando il salario per mantenersi. Senza contare la quasi totale mancanza di appoggio da parte della Prefettura o del Governo dello stato di Roraima o Federale, quando si tratta di chiedere un sussidio per sostenere le spese di spostamenti, quasi sempre in barca, che sono molto costosi. Gli insegnanti, in generale, sono costretti a volte, a procurarsi il materiale con cui lavorare in aula con i ragazzi perché il governo o la pubblica istituzione non manda loro il materiale di base pe l’insegnamento. Devo riconoscere che la categoria degli insegnanti, la maggior parte delle volte è una delle più sacrificate e delle più dedicate, dimostrando chiaramente la loro passione per l’educazione e l’insegnamento come fonte di energia e motivazione che li sostiene in mezzo a tante prove.
“Andare in missione non è fare turismo, il successo della missione non è garantito, fallire è possibile”
(Papa Francesco, Angelus 25 giugno 2017)
Nel villaggio di Cachoeirinha rimaniamo fino al giorno 6 mattina. C’è tempo per visitare le famiglie, montare un piccolo bazar di vestiti usati e cominciare la preparazione di alcuni bambini e genitori per la celebrazione del Sacramento del Battesimo che avverrà il giorno 13 di Giugno, solennità di Sant’Antonio di Padova. All’inizio vedo la possibilità di ritornare qui con il nostro “capitano” Sr. Simão, con il motoscafo, da Caicubí. Lui mi dice che si può fare. Ci vorranno quattro ore per l’andata e tre per il ritorno, ma dovremmo farcela.
Nei giorni seguenti osservo il gruppo di giovani missionari e sento nell’aria molta stanchezza e provazione. Il clima è molto afoso e si vede stampato in faccia di tutti che non siamo abituati a questo tipo di clima. Sono molto giovani e fanno fatica a reagire allo stress causato da queste situazioni di forte difficoltà sia climatica sia sociale, per non conoscere né il contesto sociale né quello ecclesiale. Inoltre lo stress e la tensione di questa esperienza mette a dura prova i nervi di tutti. Confesso che anch’io mi sento stanco. Pensavo di poter viaggiare contando sull’aiuto almeno dei tre frati, soprattutto nella gestione del gruppo dei più giovani, invece mi accorgo sempre più che anche due fanno parte del “camposcuola” itinerante che stanno vivendo. Credo che in futuro, dovremo tenere in debita considerazione il fattore età maturità delle persone che vorranno partecipare alla missione. Come responsabile, è davvero faticoso seguire il gruppo dei missionari, la immaturità di alcuni di loro e le dinamiche personali, le difficoltà dell’equipaggio, l’interazione e le tensioni fra i due gruppi, le difficoltà e le situazioni che si trovano nelle comunità che si incontrano… e gestire il tutto, assieme alle difficoltà personali.
Dopo Santa Maria avevo invitato il gruppo ad un primo momento di verifica ed era emerso un quadro sufficientemente sereno che non dava adito a tensioni interne pesanti o difficili da gestire. Ora, a Cachoeirinha, sento che qualcosa si è acuito e sento che sarà necessario sedersi ancora per verificare lo stato delle cose. Anch’io, confesso, mi sento più debole rispetto all’inizio. Il caldo logora proprio e cerco di mantenere i nervi saldi soprattutto quando vorrei che i missionari mi aiutassero di più, ma mi accorgo che già stanno dando quello che possono e più di questo non riescono a dare.
Continua…
(prossima puntata mercoledì 26 luglio)