“Il Giubileo sia nella Chiesa occasione di slancio nei confronti dei giovani: con una rinnovata passione prendiamoci cura dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni! Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!” (Spes non confundit n. 12)
I giovani e la Chiesa
Qual è il rapporto tra giovani e Chiesa? Un’indagine promossa nel 2023 dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Milano ha cercato di tracciare un quadro sulla condizione attuale, intervistando un centinaio di giovani di tutta Italia tra i 18 e i 29 anni. Ne è uscito il volume “Cerco dunque credo?” (Vita e Pensiero, 2024) curato da Paola Bignardi e Rita Bichi.
Alcuni numeri. Nel 2013 i giovani italiani che si dichiaravano cattolici erano il 56,2%, nel 2023 sono il 32,7%. Le giovani donne sono passate dal 62% al 33%. Quelli che si dichiarano atei sono passati dal 15% al 31%.
Perché si allontanano dalla Chiesa? Perché rimangono? L’analisi è molto approfondita, ma l’aspetto che più emerge è che l’abbandono della pratica religiosa e della comunità cristiana non significa necessariamente distacco dalla fede. Così come, al contrario, il rimanere non esprime adesione a tutto ciò che la Chiesa pensa e propone. I giovani vivono un allontanamento dalla Chiesa, ma la ricerca di spiritualità non viene meno. Cercano un nuovo modo di credere perché le risposte che trovano nella comunità cristiana non li soddisfano, spiega Paola Bignardi.
“Credono che ci sia un Dio che oltre che stare “al di là” sia anche dentro di loro. Questo senso della presenza di Dio, intenso, cercato e molto intimo, è la caratteristica fondamentale dei giovani, che quindi continuano a credere a una fede connotata personalmente”.
Accogliere l’omosessualità, valorizzare la donna
Intervistata da Vita e Pensiero, Paola Bignardi racconta: “Ricordo in particolare una ragazza, spigliata, apparentemente sicura di sé, la quale alla domanda: “Chi è Dio per te?”, dopo aver risposto: “Non lo so”, è scoppiata in un pianto dirotto. Non è stata l’unica. Molti si sono commossi parlando della loro spiritualità. Dietro la disinvoltura allora mi sono accorta che c’è spesso una inquietudine che scava dentro le vite… i ragazzi hanno una profonda sensibilità e sofferenza che mascherano in mille modi. E poi in generale percepisci il loro bisogno di essere ascoltati. Molti ci hanno ringraziato e non abbiamo fatto altro che questo, ascoltarli”.
Ci sono delle questioni che stanno particolarmente a cuore ai giovani, come il tema dell’accoglienza e dell’omosessualità. Chiedono una Chiesa aperta a tutti, che accoglie senza giudicare, che non fa discriminazioni. E poi c’è la questione delle donne che si allontanano perché percepiscono una Chiesa patriarcale e maschilista, che discrimina le donne pur usufruendo della loro forza e disponibilità. Una questione non più rinviabile.
Giovani protagonisti del cambiamento
“Scegliete un pellegrino. Un pastore. Un costruttore di pace”. È stata la richiesta accorata dei giovani ai cardinali chiamati a nominare il nuovo papa. L’invito è quello di proseguire il cammino tracciato da papa Francesco e in particolare di prendere sul serio il documento Christus Vivit, frutto del Sinodo e manifesto per una Chiesa che si nutre della forza del sogno dei giovani.
Nel documento papa Francesco chiede ai giovani di osare rischiare, di agire anche a costo di commettere errori, piuttosto che rimanere al balcone. “I giovani nelle strade. Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento. Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore”.
Come? Camminando insieme! Attraverso la complementarità e il dialogo tra le generazioni in una prospettiva sinodale, appunto. Prospettiva che chiede anche alla Chiesa un cammino di conversione per farsi più accogliente e partecipativa, capace di inclusione.
L’apporto dei giovani in missione
“I giovani ci portano un’ondata di freschezza che ci ringiovanisce nello spirito e nel corpo” risponde p. Alessandro Brai, missionario saveriano da 12 anni in Thailandia, alla domanda su cosa aiuta a mantenere vivo lo spirito missionario, a rivitalizzare la missione. “Entusiasmo, grinta, giovinezza, spensieratezza, allegria, dinamismo sono alcuni degli elementi positivi che i giovani ci comunicano” quando decidono di vivere un’esperienza in missione.
“La presenza dei giovani ci interroga, diventa per noi occasione di verifica, di miglioramento, di crescita. Gli interrogativi dei giovani, le loro curiosità, i loro punti di vista sono per noi spunto di riflessione per come attualizzare sempre di più il nostro essere missionari oggi”.
Un altro frutto di questa presenza è l’incontro e lo scambio con i giovani delle comunità locali. “Giovani che incontrano giovani. Nelle nostre missioni, lavoriamo con i giovani, ci impegniamo per aiutarli per la loro crescita umana e spirituale. Per quanto non parlino la stessa lingua, e noi dobbiamo fare da interpreti, il contributo di giovani che parlano ad altri giovani è certamente arricchente. L’esperienza di fede di giovani cattolici diventa per i giovani delle nostre missioni motivo di crescita personale e in molti casi suscita interrogativi di fede”.
“Per noi, la presenza dei giovani – continua p. Alessandro – diventa un’occasione per vedere la nostra missione con gli occhi dei giovani. I giovani spesso vedono cose, che i nostri occhi, occhi di esperti e preparati non riescono a vedere. Per loro tutto è novità, non come per noi che da anni operiamo, ed è quella novità che può diventare per noi motivo di crescita o occasione per ripensare il nostro operato e il nostro essere missionari”.
In viaggio come pellegrini
In quest’ottica si inserisce il percorso proposto dal nostro Centro Missionario Diocesano “Viaggiare per condividere”. L’itinerario prevede una serie di incontri di avvicinamento al mondo missionario che si conclude con un’esperienza di viaggio di conoscenza di una realtà specifica missionaria. Incontrare altre culture e popolazioni, conoscere i missionari e il loro modo di operare, mettere in discussione il proprio modo di vedere le cose, sentirsi parte di una Chiesa universale. È questo che caratterizza lo stile del pellegrino, in uno scambio di doni reciproco che arricchisce e sempre rinnova.
Lo scorso anno, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù 2024, Papa Francesco scriveva: “Cari giovani, l’invito che vi rivolgo è quello di mettervi in cammino, alla scoperta della vita, sulle tracce dell’amore, alla ricerca del volto di Dio. Ma ciò che vi raccomando è questo: mettetevi in viaggio non da meri turisti, ma da pellegrini. Il pellegrino si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità. Il pellegrinaggio giubilare, allora, vuole diventare il segno del viaggio interiore che tutti noi siamo chiamati a compiere, per giungere alla mèta finale”.
Sia questo l’augurio per tutti i giovani che si apprestano a vivere il Giubileo!
“Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci”. (Christus Vivit)
Grazie papa Francesco!
A cura di Elena Cogo