“Doveva ritornare in diocesi entro l’anno ma le scadenze della volontà di Dio sono diverse da quelle delle agende umane”. Inizia così il necrologio pubblicato nel bollettino della diocesi di Padova che delinea il profilo di Don Evaristo Mercurio*: grande uomo, prete, missionario.
A 21 anni esatti dalla sua tragica scomparsa, don Evaristo continua ad abitare i cuori di tanti che l’hanno conosciuto e amato sia qui in Italia che in Ecuador.
Ci aiuta a ricordarlo don Giorgio de Checchi, ora parroco a Sant’Anna di Piove di Sacco (PD) e suo compagno in missione.
Gioviale, pronto alla battuta e con il volto sempre pronto ad aprirsi al sorriso. Questa è l’immagine che mi viene alla mente quando penso ad Evaristo.
Non abbiamo lavorato a stretto contatto in Ecuador, nei sette anni in cui abbiamo condiviso il nostro servizio missionario, lui arrivato alla fine del 1990, io i primi giorni del 1992. Ma diverse volte, in occasioni degli incontri di gruppo, alla possibilità di scambiare i nostri pareri su quanto accadeva, sulle decisioni prese e da prendere in gruppo, nessuno dei due si tirava indietro. Anzi in alcuni momenti mi sono ritrovato positivamente sorpreso per alcune affinità e sensibilità che, pur con le differenti modalità di espressione che ci caratterizzavano, risultavano dalle nostre considerazioni.
Sinceramente al mio arrivo in Ecuador mi ero chiesto, perplesso, che cosa ci fosse venuto a fare in missione… alla sua età! Ma poco a poco conoscendolo, apprezzando la sua bontà d’animo e la sua disponibilità, le mie giovanili (e superficiali) considerazioni si trasformarono in stima ed apprezzamento. In modo particolare la sua disponibilità a passare dal servizio a Tulcàn ad Esmeraldas l’ho considerato un grande dono per la nostra presenza a quel tempo in Ecuador. Non so quali fossero i motivi che lo spinsero a dare la propria adesione alla proposta, ma a distanza di tempo lessi quella sua decisione come un grande esempio di servizio.
Oggi pensando all’età con cui iniziò il suo ministero in terra di missione e la successiva generosa accoglienza della proposta di cambiamento, dal Seminario di Tulcàn, in mezzo alle Ande, alla parrocchia di Santa Teresina sulla costa del Pacifico, non posso che salutare Evaristo con ammirazione e con un piccolo e fugace rammarico: quello di non avergli detto a voce quanto già a quel tempo stavo pensando del suo servizio.
…ma la vita, che dono di Dio lascia sempre opportunità di bene, mi ha permesso di “accompagnarlo” in Esmeraldas, in quei giorni molto particolari, dopo la sua morte, affinché nel minor tempo possibile fossero risolte le istanze burocratiche necessarie per il rimpatrio della salma. Un modo che ho considerato importante per dirgli, con una presenza fraterna e affettuosa, e un attento servizio, la nostra stima e la nostra riconoscenza come missionari e come Chiesa di Padova.
don Giorgio de Checchi
*Breve profilo di don Evaristo Mercurio
Nato a Valnogaredo nell’ottobre del 1943 don Evaristo viene ordinato prete a 24 anni e lavora come cappellano in alcune parrocchie della diocesi (Legnaro, Albignasego, Chiesanuova) distinguendosi – come si legge nel necrologio del bollettino diocesano – come “prete attento alla formazione dei giovani (alcuni si sono avvicinati al presbiterato), buono e semplice nel tratto; un prete che incideva con delicatezza ma efficacia nelle famiglie, facendosi benvolere da tutti”.
Parroco a San Luca di Tribano per alcuni anni e per alcuni mesi anche a Olmo di Bagnoli, don Evaristo nel 1990 riesce a realizzare un desiderio coltivato negli anni e parte come missionario fidei donum in Ecuador. Lavora prima a Tulcan, sia nella Parrocchia di Cristo Rey che nel seminario diocesano, e poi in due comunità ad Esmeraldas, sulla costa del Pacifico. È proprio da lì che è partito il 30 marzo 1999 per raggiungere alcune comunità lontane e celebrare con loro i giorni della Pasqua ed è morto mentre attraversava un torrente, il rio Tabiazo diventato – come ha detto l’allora vescovo di Esmeraldas Mons. Arellano – “la patena nella quale padre Evaristo ha offerto la sua vita di sacerdote missionario”.