Dopo le aperture del Vaticano II al dialogo con le altre religioni, l’Asia ha conosciuto una stagione
di vivacità, in cui i teologi hanno sviluppato una teologia dell’armonia. Tuttavia oggi il dialogo interreligioso si è raffreddato, in parte a causa delle censure dogmatiche della Santa Sede nei confronti di molti di questi stessi teologi e in parte anche per l’irrigidimento di tutte le religioni nel
momento in cui si dialoga sui principi. Con il pontificato di papa Francesco è venuto un nuovo momento propizio per riprendere il dialogo, questa volta però orientandolo non a un chiarimento previo sui principi ma a una prassi di trasformazione del mondo, e prendendo come interlocutori non più soltanto le diverse religioni, ma tutti gli uomini «di buona volontà», quindi anche le ideologie laiche, assumendo come punto di partenza la coscienza individuale. Ecco allora la proposta del teologo indiano Michael Amaladoss: in Asia «il contesto e l’obiettivo del dialogo oggi si articola nei termini del Regno, e non della Chiesa. Il Regno, pur avendo il suo riferimento religioso, è anche un ideale laico, di comunità di libertà, fratellanza e giustizia, che si rivolgerà a persone di tutte le religioni». Il Regno è potenzialmente tutto il mondo, e il sacro è diventato il secolare.