Il 10 novembre 2015, a Firenze, papa Francesco ha lanciato alla Chiesa cattolica italiana, radunata in Convegno, la sfida per una “riforma missionaria”, invitandola ad essere inquieta, non ossessionata dal potere, vicina al popolo, dalla parte dei poveri e del dialogo: “Mi piace una Chiesa inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”. Altrimenti, ha insistito Bergoglio, “non andiamo da nessuna parte”. E per spiegare meglio la sua “riforma”, Francesco ha citato la semplicità di don Camillo “che fa coppia con Peppone”, “un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro”. Per ripensare missionariamente la vita della Chiesa in Italia, il dossier di MISSIONE OGGI parte da Paolo VI e dalla sua esortazione post-sinodale Evangelii nuntiandi (1975) – che assume con lucidità e maturità i grandi cambiamenti dell’epoca, in fedeltà al Concilio – e ritorna a Francesco e alla sua esortazione, con valore programmatico, Evangelii gaudium (2013), riproposta alla Chiesa italiana come orizzonte per la sua riforma missionaria. Lo strumento per attivare tale riforma non è una griglia di verità o valori da applicare, ma una nuova visione di Chiesa e di vita insieme, che non ha paura e innova con libertà.