Don Fabrizio nasce a Monselice il 14 settembre 1952. Entra nel Ginnasio del Seminario minore a Thiene e viene poi ordinato prete il 5 giugno 1977. Il primo incarico lo vede cooperatore alla Madonna Pellegrina in Padova fino al giugno 1980, quando viene destinato alla missione diocesana in Kenya (diocesi di Nyahururu) e nella quale rimane per 10 anni.
Nell’esperienza africana manifesta uno spirito libero, un carattere forte e una decisa determinazione per quanto ritiene importante. Percorre in motocicletta tutte le piste dei distretti del Nyandarua, del Laikipia e del Samburu, mettendosi in relazione non solo con le realtà agricole principalmente presenti nelle missioni padovane, ma anche con gruppi etnici nomadi come i turkana e i samburu. È brillante nell’uso delle lingue kikuyu, swahili e possiede una certa conoscenza del turkana, tanto da comunicare anche con famiglie culturalmente più disagiate. Avendo a cuore il metodo dello scoutismo, propone la natura e l’avventura come occasioni formative ai gruppi nati con le missioni padovane o per sua passione personale, nella savana come nelle aree montane del Kinangop. Con arte e gusto per la bellezza sobria, abbozza e realizza alcune chiese, il cui disegno viene poi ripreso in altre aree del Kenya. Segue la pastorale giovanile nelle scuole pubbliche dove i fidei donum avevano ampi e rispettati spazi di attività; conserva le relazioni con i preti torinesi confinanti con l’allora diocesi di Nyeri, ma anche con i volontari italiani presenti nel Paese africano. Attento alle novità tecnologiche, è suo uno dei primi computer per la gestione dei conti e, dotato di senso concreto del lavoro, collabora attivamente con la scuola per falegnami e muratori della Missione di Ng’arua, senza disdegnare il servizio negli ambulatori medici.
Nel 1990 torna provvisoriamente alla Madonna Pellegrina e insegna al Liceo Curiel, prima di essere nominato parroco di Mandriola nel novembre dell’anno successivo. Nell’autunno 2000 è nominato parroco di Bigolino e S. Giovanni di Valdobbiadene. Nel 2013 è parroco moderatore dell’Unità Pastorale di Cinto Euganeo, dove rimane due anni.
Se l’esperienza missionaria ha dei tratti caratteristici, vi sono comunque degli aspetti della persona che si notano presenti anche nelle successive esperienze pastorali, quali: la battuta pronta, l’energia, lo spirito critico, lo sport e il movimento, il puntare all’essenziale (tipico dello scoutismo sempre sostenuto anche con la formazione di nuovi gruppi padovani), la libertà, la fiducia concessa ai laici, i legami forti e l’attenzione alle relazioni coltivate nel tempo, il desiderio di annunciare la gioia del Risorto, nella consapevolezza che tutto viene da Dio e tutto è possibile attraverso Dio. E di nuovo il lavoro fisico, come quando a Bigolino si procura nei boschi la legna per l’inverno o si porta a vendemmiare, stando accanto alle persone.
Tra il 2015 e il 2016 collabora con preti, religiosi e laici alle prime attività di cura pastorale verso i richiedenti asilo dei campi di San Siro e Conetta, prima dell’arrivo di padre Lorenzo Snider.
Nell’ottobre 2016 viene nominato collaboratore dell’Unità Pastorale di Sant’Urbano, dove rimane fino al febbraio 2018, quando la situazione fisica, dopo il ricovero all’Istituto Oncologico Veneto dii Padova, lo costringe a chiedere ospitalità all’Opera della Provvidenza di Sarmeola. Qui la morte lo raggiunge venerdì 7 giugno.
Gli ultimi 15 mesi sono stati per don Fabrizio un reale esercizio di fede, di forza d’animo, di ottimismo e di amore per la vita che ha colpito tutti coloro che, numerosi, gli facevano visita. In molti lo hanno definito un «combattente» e un «guerriero» di fronte ad una malattia cui ha reagito con gli anticorpi di una serena fiducia, di un animo sapiente e col sostegno della fede, non solo conservata, ma perfezionata nel tempo della fragilità fisica, senza dimenticare le sofferenze di altri, cui ha continuato a prodigare attenzioni e consigli.
I funerali si sono celebrati mercoledì 12 giugno alle ore 15.30 nel duomo di Monselice (Pd).