In pellegrinaggio verso i crocicchi
Si legge nel Concilio Vaticano II: «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche». “Ma i segni dei tempi – scrive papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo – chiedono di essere trasformati in segni di speranza”.
Dove scrutare i segni dei tempi? Papa Francesco ha posto l’attenzione su 8 situazioni che il vescovo Claudio Cipolla ha ripreso durante la Veglia missionaria d’invio dell’ottobre scorso definendoli i crocicchi del nostro mondo. “In questi crocicchi – spiega il vescovo Claudio – i servi sono mandati per invitare alla festa di nozze, per annunciare il vangelo, per dire “venite al banchetto!” In queste situazioni di sofferenza ognuno di noi è inviato per portare una parola di solidarietà e di speranza.
Il primo crocicchio: la pace per il mondo
“Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra” si legge nella Bolla di indizione del Giubileo. Il primo pellegrinaggio da compiere è quello verso i luoghi dove si elaborano segni e progetti di pace.

Foto Avvenire
E un esempio di questo primo crocicchio è la testimonianza del vescovo libanese Jules Boutros, intervistato da Avvenire nell’ottobre scorso.. Con i suoi 41 anni è il più giovane pastore cattolico del Libano, è alla guida della Commissione giustizia e pace dell’episcopato libanese e ha appena fondato a Beirut la “Leadership accademy for peace”, progetto per i giovani sostenuto dal Dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale.
Quando le prime bombe hanno fatto tremare l’aula, all’interno di una sorta di bunker, “ho chiesto ai ragazzi se fosse il caso di continuare – ha raccontato il vescovo – E tutti hanno risposto di sì. Ora più che mai c’è bisogno di superare l’atteggiamento della vittima e di sporcarsi le mani per iniziare già da adesso a costruire la pace in Libano”.
Il paese è in guerra e il sistema sanitario è al collasso, si contano migliaia di vittime e oltre un milione di sfollati. In questa situazione è necessario prima di tutto “prendersi cura degli sfollati, portare aiuti, allestire le mense, preparare luoghi sicuri per la popolazione, promuovere momenti di preghiera”. Per questo parrocchie, monasteri e scuole hanno aperto le porte ai rifugiati. Anche i cristiani se ne vanno, molti hanno già lasciato il Paese.
“Eppure c’è una generazione di cristiani che è pronta ad assumersi la responsabilità di risollevare le sorti della nazione. C’è chi non vuole restare a guardare, come se la guerra fosse un film”. Ed è proprio in questa presenza, in questa opera continua a favore della pace che si incarna il messaggio di papa Francesco. Non arrendersi a discorsi e azioni di guerra chiede di “farsi prossimi alla gente con gesti solidali che già diventano una via di pace”.
Il fragore delle armi e quello del silenzio
Il 9 dicembre scorso è stato presentato l’ottavo Rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas Italiana: “Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo” (ed. San Paolo) riferito al 2023.
Qualche numero per inquadrare la situazione:
- 52 Stati del mondo vivono situazioni di conflitto armato (55 nel 2022)
- 4 guerre ad altissima intensità con più di 10mila morti (3 nel 2022)
- 700 morti a causa diretta di azioni di guerra (153.100 nel 2022): il numero più alto dal 2019
- la spesa militare mondiale è pari a 2.443 miliardi di dollari: il massimo storico. Per la prima volta dal 2009 si registra un aumento delle spese militari in tutti i continenti.
I numeri però non bastano. Scrive la vicedirettrice di Caritas Italiana Silvia Sinibaldi: “Chiamare per nome e geolocalizzare questi contesti è possibile solo dopo avere fatto un passo indietro, cercando di leggere quali sono i contorni entro i quali si definisce una situazione di conflitto”.
È questa l’unica via per poter leggere e decodificare il conflitto, capire il grado di salute della pace. “O è Pace desiderata, cercata, costruita, coltivata, protetta; o, a ritornare, è il fragore delle armi”. E accanto al fragore delle armi e della violenza, c’è quello “assordante del silenzio. Il silenzio dell’indifferenza, della mancanza di vicinanza, di vanificazione della solidarietà internazionale”.
Infine, Silvia Sinibaldi sottolinea due elementi di novità che caratterizzano i conflitti di oggi: “le tecnologie militari, che arrivano più lontano e sono più distruttive; e una crescente competizione geopolitica, ovvero la lotta per il potere. Dunque, una lotta per il potere anche a scapito dell’Uomo, della vita e della dignità umana”.
Dialogo, giustizia e armonia
In occasione della presentazione del volume, Paolo Beccegato, coordinatore del Servizio Cei per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, nonché curatore del volume insieme a Walter Nanni, in una intervista al Sir ha lanciato un triplice appello “per una pace basata sulla tutela dei diritti e non sulla logica del più forte”.
Secondo Paolo Beccegato, occorre innanzitutto rilanciare il dialogo, entrando “in logiche win-win in cui tutti possono vincere”. In secondo luogo, bisogna lottare contro quei fattori che preparano il terreno alla guerra: “in questi 25 anni di ricerche abbiamo individuato che la povertà, il degrado ambientale, la speculazione finanziaria e il mercato delle armi sono fattori interconnessi con l’insorgere della violenza armata organizzata.” Infine bisogna “ragionare sulle strutture, sui valori, sull’educazione e la cultura su cui costruire un ordine internazionale in cui la pace non è solo assenza di guerra ma armonia tra società”.
Ode alla pace – di Pablo Neruda
Sia pace per le aurore che verranno,
pace per il ponte, pace per il vino,
pace per le parole che mi frugano
più dentro e che dal mio sangue risalgono
legando terra e amori con l’antico canto;
e sia pace per le città all’alba
quando si sveglia il pane,
pace al libro come sigillo d’aria,
e pace per le ceneri di questi
morti e di questi altri ancora;
(…)
pace per il fornaio ed i suoi amori,
pace per la farina, pace per tutto il grano
che deve nascere, pace per ogni amore
cerca schermi di foglie,
pace per tutti i vivi,
per tutte le terre e le acque.
A cura di Elena Cogo