Testimonianza di Irene S. – Brasile 2023/24

Durante le tre settimane trascorse nelle comunità del sud-est del Brasile delle Suore Dimesse, in particolare Xerem, Cobilândia e Sooretama, ho avuto occasione di vivere un’esperienza tanto gratificante quanto forte; occorre, dunque, fare il punto: che cosa porto a casa da questa missione? 

L’esperienza che ho vissuto nella AAOCA, una comunità che accoglie bambini con situazioni familiari difficoltose e offre loro occasioni di sensibilizzazione e di contatto con gli altri, concorrendo alla loro formazione, mi ha mostrato un esempio di quanto sia importante che ognuno metta i suoi strumenti e le sue capacità a disposizione del prossimo in modo da creare qualcosa di più grande, ed è la vera dimostrazione che “Il Tutto è più della somma delle sue parti”. In parte credo che la missione significhi proprio questo, mettersi in comune, stare con gli altri, senza giudizio e preconcetto, ma solo per il fatto stesso di essere lì.

Ogni volta che io e le mie compagne di viaggio incontravamo qualcuno del luogo, lui/lei si mostrava subito accogliente e trasmetteva una tale gioia per la nostra presenza che a ripensarci mi riempie di nostalgia. Non eravamo delle forestiere venute in visita, o meglio, lo eravamo nella pratica, ma siamo state trattate davvero come qualcuno di casa. Mi sono chiesta: “Ma a che scopo, se con ogni probabilità non ci incontreremo più?”. Niente di più sbagliato, poiché il popolo brasiliano è per cultura, di per sé, accogliente, aperto e solidale. 

La parola che meglio descrive questa esperienza è la parola “partilha”, che può essere tradotta con “condivisione”, una condivisione di momenti, di sguardi e di sorrisi. In fondo non conta dove uno si trovi, non conta la lingua, non contano le differenze, ma ciò che conta è la disponibilità delle persone verso il prossimo, ovvero un amore in senso più ampio, un atteggiamento di apertura nei confronti del mondo, il quale io reputo la forma più bella e pura di amore, quella che più si avvicina a quella che il Signore mostra nei nostri confronti.

È stato per me più che un onore essere presentata alle persone del luogo come “jovem missionária” e sono grata per tutte le realtà che ho potuto toccare con mano durante queste tre settimane.

Irene