Porre fine alla fame è l’obiettivo n. 2 dell’Agenda 2030. Un altro obiettivo di difficile realizzazione, purtroppo, tanto sembra distante.
Garantire a tutte le persone, in particolare ai poveri e ai più vulnerabili, tra cui i neonati, un accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l’anno. Porre fine a tutte le forme di malnutrizione. Raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala. Garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e implementare pratiche agricole resilienti. Tutto questo mentre le persone che soffrono la fame nel mondo aumentano, anziché diminuire.
Aumentano le persone che soffrono la fame
Secondo l’ultimo rapporto ONU del 2023 sarebbero aumentate le persone nel mondo che soffrono la fame: addirittura 122 milioni in più nel 2022 rispetto al 2019, all’incirca 735 milioni di persone nel complesso. Le cause sarebbero da ricercare nei conflitti, nelle calamità naturali e nelle diverse crisi.
Il rapporto rileva che poco meno del 30% della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di persone, non ha avuto accesso costante al cibo e tra queste, circa 900 milioni di persone sono state esposte a insicurezza alimentare grave. Il 42% della popolazione, ossia oltre 3,1 miliardi di persone, non ha potuto permettersi un’alimentazione sana. Tra i Paesi maggiormente coinvolti, Asia occidentale, Caraibi, ma soprattutto Africa: il continente rimane il più colpito dall’emergenza.
“Una tragedia umana, una catastrofe morale e un oltraggio globale”, ha dichiarato il capo delle Nazioni Unite al Comitato per la sicurezza alimentare mondiale António Guterres, sottolineando che in questo modo non si raggiungerà mai l’obiettivo di sconfiggere la fame entro il 2030. Eppure “c’è cibo più che sufficiente per tutti. E ci sono risorse più che sufficienti per garantire che ogni persona sul pianeta abbia abbastanza da mangiare”.
Guerra e fame, binomio sempre più stretto
È del 28 marzo scorso l’affermazione dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk secondo cui se fosse vero che Israele sta usando la fame come arma di guerra a Gaza, ciò equivarrebbe a un crimine di guerra.
Fame e guerra: due tragedie sempre più legate insieme in un circolo vizioso. Il conflitto scoppiato a Gaza è solo l’ennesima conferma: la popolazione della Striscia è devastata dalla guerra e dalla fame. Cibo insufficiente e alti livelli di malnutrizione si riscontrano in tutte le fasce d’età, bambini compresi, che rimarranno segnati per tutta la vita, nel corpo e nella psiche, dalla sofferenza dovuta alla mancanza di cibo. Un’emergenza che si allarga come una spirale causando sfollamenti, mancanza di condizioni igienico sanitarie, diffusione di malattie, morte.
Anche in Africa, che rimane il continente più coinvolto dall’emergenza fame, è la guerra il motore principale dell’insicurezza alimentare acuta.
L’Africa paga il prezzo più alto
Secondo l’ultima ricerca del Centro africano per gli studi strategici, pubblicata da Nigrizia, sono 149 milioni gli africani vittime di una grave crisi alimentare, di cui l’82% vive in paesi in guerra. 8 dei 10 paesi africani più colpiti dall’insicurezza alimentare sono coinvolti in una situazione di conflitto.
In Somalia la crisi umanitaria è gravissima ed è frutto di un cambiamento climatico catastrofico unito alla guerra infinita che dilania il Paese. Cinque stagioni consecutive di piogge scarse seguite da inondazioni estreme hanno portato la Somalia sull’orlo di una carestia, il livello di sfollamento è senza precedenti: 2,9 milioni di persone hanno abbondonato le proprie case in cerca di cibo e acqua.
Situazione disperata anche in Sudan: sono almeno 25 milioni le persone che soffrono fame e malnutrizione, migliaia di famiglie sono sfollate e costrette ad attraversare i confini verso il Ciad e il Sud Sudan ogni settimana, aggravando la terribile situazione umanitaria che già affligge entrambi i Paesi. Anche in questo caso la fame e la malnutrizione acuta sono aumentate drasticamente dallo scoppio del conflitto in aprile 2023.
Altra drammatica situazione umanitaria è quella che si vive a Goma nella Repubblica democratica del Congo dove nell’ultimo periodo si sono intensificati i combattimenti che nascondono il tentativo di appropriarsi delle ricche risorse minerarie del sottosuolo. E poi ancora nella regione del Tigray in Etiopia, dove si vivono le conseguenze del conflitto scoppiato nel 2021.
La soluzione: investire sui giovani
Altro rapporto interessante che conferma purtroppo l’emergenza africana è il Global Hunger Index, l’Indice globale della fame 2023. Al di là dei numeri, lo studio si sofferma sulle altre cause della fame, tra cui sicuramente il cambiamento climatico che ha un impatto devastante sulla produzione alimentare. E ancora l’assenza di politiche sociali e la crescente disuguaglianza economica, che lascia i più vulnerabili senza accesso alle risorse alimentari essenziali, nonché la crescita costante della popolazione.
Come uscire da questa situazione? Investendo sui giovani, sulla loro istruzione e formazione, sullo sviluppo di competenze specifiche. Sono loro la più grande risorsa per il cambiamento e sono sempre loro che rappresentano la fascia d’età più diffusa nel continente. È necessario però, sottolinea il rapporto, metterli nelle condizioni di partecipare e avere voce nelle decisioni politiche e nella trasformazione degli attuali sistemi alimentari che si sono rivelati fallimentari. Sistemi che devono diventare più sostenibili e più giusti per incontrare i bisogni di tutte le persone, soprattutto quelle più vulnerabili.
Lo possono fare solo i giovani, capaci di combattere per ideali alti, di sognare in grande fino ad abbracciare l’orizzonte. Per dirla con le parole di papa Francesco, i sogni “sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità”, sono un tesoro, ma anche una responsabilità. Diamo spazio ai giovani, non per armarli e mandarli al fronte, ma per prendere le decisioni che cambieranno il loro futuro.
“Quanto pesa una lacrima?
La lacrima di un bambino capriccioso
pesa meno del vento,
quella di un bambino affamato
pesa più di tutta la terra.”
Gianni Rodari
A cura di Elena Cogo