Caro missionario/a,
la promessa di bene del Signore resta fedele: il dono delle festività natalizie ci invita ad accogliere con gioia sempre rinnovata il Dio con noi, che è vicino ad ogni essere umano, sempre e comunque. Mi sostiene molto la speranza che il Signore non abbandona mai i suoi figli, nemmeno in questa pandemia. Non siamo soli, mai, e il Signore è accanto ad ogni suo figlio anche là dove noi non riusciamo a farci prossimo, per i nostri limiti o per la nostra distrazione.
Il mio pensiero va a tutte quelle persone che non hanno la possibilità di essere protette e curate come è per noi in Italia. E dal tuo punto di vista missionario certamente hai ben presente questa dolorosa situazione di povertà che per noi occidentali, parte di un mondo molto più ricco e garantito, diventa imperativo di condivisione. Papa Francesco – da ultimo nella Fratelli tutti – non smette di ricordarcelo.
Nel brano della Natività troviamo scritto che «Per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7) oppure, in altre traduzioni, nell’albergo o in una stanza della casa. In questo contesto di ricerca di un alloggio, di sofferenza, di chiusura nei confronti del Figlio di Dio, c’è qualche cosa di inatteso e di sorprendente ed è la gratuità. Nonostante le porte fossero chiuse, nonostante non ci fosse posto per loro, viene lo stesso. Dio ugualmente viene a servirci, viene a confondersi con noi, a farsi nostro compagno, nostro amico, nostro sostenitore. Non ha atteso la nostra accoglienza, non ha atteso la nostra disponibilità, ma di sua iniziativa, per bontà, per generosità, gratuitamente, si fa presente nella vita e nella storia degli uomini, si dona pienamente, e anche senza essere accolto, nasce comunque, sempre. Il Signore Gesù viene, e questo è ciò che dobbiamo conservare nel nostro cuore.
Un missionario è testimone di questa meravigliosa generosità divina, è un segno vivo di questo agire gratuito che non si lascia scoraggiare dalle chiusure, dagli egoismi, dalle paure. È Dio il protagonista della missione: noi possiamo e dobbiamo cooperare, affiancare, essere partecipi. Con la tua vita missionaria sei un segno di tutto ciò.
Ti rinnovo quindi la stima e vicinanza per la tua vocazione che è un arricchimento per la chiesa tutta. Ti assicuro il mio ricordo nella preghiera e chiedo che anche tu possa affidare me e il cammino della diocesi di Padova – di cui sei nativo – alla misericordia del Signore, il Dio con noi.
Fraternamente nel Signore.
Vescovo Claudio