Quest’estate avrei dovuto fare il mio primo viaggio missionario, un sogno che finalmente si sarebbe avverato. Grazie al percorso di Viaggiare per Condividere, la consapevolezza e la voglia di partire si erano fatte più forti in me, nonostante i tanti dubbi che mi portavo dietro sull’essere all’altezza di un’esperienza così importante. Sarei dovuta andare a Suç, in Albania, presso una comunità di Suore Dorotee che svolge attività educative per bambini e ragazzi del posto. Il mio cuore era già là, il corpo stava aspettando di andarci. E poi è arrivato il lockdown e tutto si è bloccato.
Lo sconforto di non riuscire più a partire quest’estate inizialmente ha prevalso molto sulla mia sicurezza di voler fare questo viaggio. Ma poi questo fermarsi mi ha portato a capire se veramente la missione è un qualcosa che mi sento dentro e che fa parte della mia vita. E la risposta è stata sì.
Mi sono chiesta spesso che cosa vuol dire per me missione e tante sono le cose che mi sono passate per la testa. Ma ciò che sento più mia come esperienza è che l’incontro con l’altro, mettendolo al primo posto, porta ad un incontro con se stessi e con Dio, che ci guida ad essere missionari nella vita di tutti i giorni.
Grazie ad una videochiamata sono riuscita a conoscere le suore che mi avrebbero ospitato e accompagnato in questo viaggio, gli altri giovani con i quali avrei dovuto fare l’esperienza e anche persone che questa esperienza l’hanno fatta gli anni scorsi. Nonostante la distanza fisica, la condivisione di questo nostro progetto comune mi ha portato ad avvicinarmi ancora di più con gioia a questo desiderio di partire. La voglia di fare questo viaggio rimane ancora tanta e questo mi porta a avere fiducia che presto questo sarà possibile, anche se occorre ancora un po’ di pazienza.
Federica F.