Ci siamo mossi, ci siamo commossi… ci siamo smossi
Missio meeting giovani? Che cos’è? Se mi chiedessero di riassumerlo in una parola, credo che userei il termine “la sveglia delle 4 del mattino.
Quella sveglia infernale che suona e ti butta giù dal letto facendoti aprire gli occhi quando fuori è ancora buio. E allora ti ritrovi un po’ spaesato, perché non solo sei ancora intorpidito dal sonno, ma l’assenza di luce ti fa credere di esserti svegliato nel pieno della notte.
E così è stato, almeno per me, il Missio Meeting Giovani.
Perché ci si rende conto di quanto ci sia da fare, di quanto ci sia bisogno di fare chiarezza, di diventare responsabili non solo a parole, ma anche concretamente. Perché siamo tutti capaci di sdegnarci, di postare contenuti sui social contro certi partiti politici, contro scelte disumane. Ma lo sai che il telefono dal quale stai scrivendo quel post è fatto con il coltan, costato la vita a 11 milioni di persone secondo fonti ufficiali? Forse lo sai, eppure c’è poco da fare, il telefono è ormai fondamentale! Magari ora vorresti vedere con i tuoi occhi cosa succede in Congo giusto? Beh sappi che oltre a doverti fare il vaccino per l’Ebola (quello lo stanno sperimentando ancora) dovresti prendere il volo: sai che quell’aereo, oltre ad inquinare (Greta Thunberg ti sta guardando, attento!) è fatto anch’esso di coltan?
Allora prendi la barca a vela: bella idea! Attraversa il Mare Nostrum, arriviamo in Libia, fatti torturare un po’, poi attraversa il deserto, sali su una jeep di fortuna, schiacciati un pochino perché dovete starci in 10. Che schifo: i piedi del tuo vicino negro sanno di terra marcia…
Dopo un mese/due, arrivi in uno stato del centro Africa, dove dopo una visitina a qualcuno che ti fa un po’ di lavaggio del cervello e qualche rito vudù, vieni venduto. Ecco qui: l’inizio della tratta umana! E se tutto il mondo è paese, beh allora basta spostarsi solo in orizzontale, oltre oceano, per arrivare in Brasile, anche questo stato afflitto da questa piaga.
Ma sono cose che non ti riguardano giusto? Parliamo di centinaia e centinaia di kilometri in linea d’aria… Vai in Corso stati uniti a Padova, anche verso le 9 di sera, dovresti trovare qualche donna, finita nel giro della tratta…
“Se fossero rimasti a casa loro, il problema non ci sarebbe”, certo. Basterebbe che i profughi se ne stessero nei centri di accoglienza, che se ne stessero nelle zone franche, esempio a Samo, così non infastidiscono nessuno.
Peccato che, un po’ come le carceri italiane, il sovraffollamento di questi centri sia qualcosa di tangibile e molto problematico. Vite umane al limite, sospese perché lì i sogni non li puoi fare: sei dentro da 3 anni e chissà quanto ci dovrai stare ancora. E prima hai vagato per scappare dalle guerre, dall’ISIS, dai signori della guerra. Eppure nel silenzio dai riflettori, ogni giorno, qui si cerca di dare una sorta di quotidianità “normale” alle persone. Ma come puoi chiamare quotidianità il vivere in un campo di raccolta ?
E’ suonata la sveglia, forte, che ti fa sentire ancora un po’ più piccolo e impotente.
Queste problematicità sono grandi, sommate alle tante altre presenti in questo nostro mondo, rendono il tutto insormontabile: dal clima, alla sanità pubblica, i clandestini, i governanti che sembrano giocare d’azzardo con le loro mosse meschine, i venditori di bufale, i ciarlatani, le fake news, le carceri, l’eutanasia, l’aborto, il suicidio assistito…
Soluzioni? Non ce ne sono. Possiamo solo fare il nostro, cercando di impegnarci ancor di più in tutte le diverse sfaccettature di questa umanità malaticcia, in cerca di speranza, in cerca di soluzioni facili e pronte. Dobbiamo fare del nostro meglio per rendere il mondo un posto migliore: “quello che facciamo è solo una piccola goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo, l’oceano avrebbe una goccia in meno”. La povera Madre Teresa si starà rivoltando nella tomba per quanto la sua frase sia stata usata, anche abusata.
Verissima la frase, ma… c’è di più. E quella sveglia del Missio Meeting ce lo ha insegnato, grazie alle testimonianze di John Mpaliza, suor Gabriella Bottani e Nicolò Govoni.
Perché oltre al fare, prima bisogna essere. Essere consapevoli, innanzitutto. Consapevoli di quello che succede sotto questo cielo, perché siamo tutti abitanti dello stesso condominio. E la consapevolezza genera un grande potere, perciò, come diceva lo zio Ben a suo nipote Peter Parker (alias Spiderman) “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Bisogna essere consapevoli della nostra umanità, dell’umanità dell’altro, ma non per buonismo o chissà quali ideali, ma perché veramente siamo tutti collegati e tutto si muove sulle leggi della fisica: “ad ogni reazione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Qualsiasi cosa accada, c’è sempre una conseguenza che mi arriva, anche se in misura ridotta: tra me e un boscimano esistono al massimo sei gradi di separazione.
Bisogna essere, prima di fare per dare una forma e un senso al nostro andare. Bisogna ricordarsi che in fin dei conti, siamo tutti clandestini su questa terra, siamo cioè “destini del clan”, di quel clan chiamato razza umana.
Bisogna essere, essere fuori, fuori dal comune per realizzare la nostra originalità e aiutare l’altro a realizzare la sua.
E il Missio Meeting Giovani ce lo ha lasciato, siamo usciti, abbiamo passato una domenica diversa dalle altre. Ci siamo mossi, ci siamo commossi… ci siamo smossi, abbiamo sussurrato ai nostri piedi “andate fuori!”
Abbiamo ballato, abbiamo cantato, suonato, sorseggiato te etiope, abbiamo ascoltato e fatta nostra quella umanità che ancora esiste, che ancora lotta, sorride e spera perché un presente migliore è possibile, basta volerlo.
Basta volerlo e anche il torpore delle del mattino non la ha vinta perché, l’alba che sta per arrivare riempirà della sua luce.
Elisa